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«Oliviero dice ovvietà. Ma noi dobbiamo lasciare Prodi»

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La sinistra che «corre» con l'Unione? «Un errore politico e anche di strategia elettorale». I kamikaze in Iraq? «Distinguiamo fra resistenza all'occupazione e terrorismo». Gli orrori del comunismo reale? «Risultato di una dittatura burocratica che ha oppresso i lavoratori». Marco Ferrando, l'ex candidato trotzkista di Rifondazione e leader del gruppo «Progetto Comunista» non ha peli sulla lingua. Quello che pensa, anche se poco condivisibile, lo dice con chiarezza. Senza mezzi termini. «Quella di Diliberto - spiega - è un'espressione di indipendenza della sinistra nei confronti dell'imperialismo Usa, anche se non basta una frase. Si tratta, tuttavia, di un'ovvietà. Più che un giudizio, è una constatazione. L'Unione, invece, rivendica nel suo programma l'"alleanza leale" con gli Stati Uniti e quindi con le imprese militari di conquista nei Balcani e in Afghanistan. Anche sull'Iraq Fassino in questi giorni si è sovrapposto alle parole di Berlusconi. In questo quadro è normale che l'espressione di Diliberto venga considerata una bestemmia, uno scandalo». Ma il suo partito va alle elezioni con l'Unione... «Una volta Bertinotti definiva l'Unione una gabbia. Le chiavi di questa gabbia le hanno Prodi e i dirigenti del Centro. La sinistra dovrebbe rompere questo cordone ombelicale e unire le proprie forze sulla base di un programma indipendente». Invece? «I gruppi dirigenti della sinistra fanno da "sgabello" del centro dell'Unione, cioè ai rappresentanti liberali dei banchieri e degli industriali». Che ne pensa del silenzio del Prc sulle parole del segretario del Pdci? «Rientra nella generale deriva governativa del partito e nell'ansia di legittimizzazione, di ottenere una patente di affidabilità. Non a caso questo termine, affidabilità, è stato usato da Bertinotti al congresso. Un paradosso che denuncia la posizione insostenibile di Rifondazione, perché non si può tenere il piede in due scarpe». Ma uscire dall'Unione non è una strategia elettorale perdente? «No, è vero il contrario. Dobbiamo unire la sinistra su basi di autonomia dal Centro. Altrimenti il rischio è che a causa di questa nostra subordinazione l'elettorato antagonista, che può essere determinante per sconfiggere Berlusconi, si astenga». Però, lo ripeto, il suo gruppo resta all'interno del Prc e andate alle elezioni insieme...? «Sì, ma Progetto Comunista avrà un suo programma elettorale indipendente anche facendo la campagna con Rifondazione». E la spaccatura su Medio Oriente e Iraq? «Rivendico il diritto alla resistenza del popolo iracheno, che però non significa sostegno al terrorismo e al fondamentalismo. Il terrorismo islamico è un nemico da battere. Ma non al fianco di Bush». Lei ha giustificato l'attentato kamikaze contro i nostri soldati.... «Non è vero. Io non ho urlato "10,100,1000 Nassiriya". Il terrore fondamentalista è separato dalla rivolta di massa, fa vittime anche tra i civili iracheni e divide gli arabi. Ho detto che noi siamo andati a Nassiriya per difendere gli interessi dell'Eni. E l'ho detto citando un documento del ministero delle Attività Produttive, che chiedeva al Governo di intervenire proprio lì per proteggere i suoi contratti con Saddam». Diliberto dice che le mani di Bush grondano sangue. Quelle di Stalin e di Castro no? «Io sono trotzkista e critico Stalin e Castro da un versante rivoluzionario. In questi regimi la burocrazia ha impedito che si instaurasse un'autentica democrazia del popolo».

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