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Trichet insegna, seguiamo l'esempio europeo

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La guerra sulla banca centrale non serve a nessuno, meglio un dibattito sereno

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Perfino il governo è stato costretto al rinvio delle decisioni su Fazio proprio per sottrarsi al gioco al massacro di questi giorni. E pochi, davvero pochi, politici hanno mantenuto le loro proposte di riforma delle regole di bankitalia fuori da polemiche, indagini e battute sulle intercettazioni. Tra queste proposte la prima e più dibattuta riguarda la durata in carica del governatore. Non ci sarebbe una ragione logica per mettere questa scelta in testa al campionario delle riforme possibili, ma è andata così. È evidente che la questione del mandato è vista come facile strumento per interrompere in modo improvviso la gestione di Fazio. L'uovo di Colombo per chi vuole liberarsi del governatore è stabilire che la sua carica ha un termine e magari aggiungere che la decisione è retroattiva, per cui Fazio avrebbe già consumato un intero mandato, come hanno proposto gli influenti economisti che si riuniscono attorno al sito internet lavoce.info e che scrivono su vari quotidiani. Qual è il vantaggio di avere un governatore nominato per un mandato definito? Si ritiene che l'alternanza in un ruolo così importante sia un bene di per sé. Il secondo motivo è che si darebbe ai governatori maggiore responsabilità politica per le scelte che prendono e che ciò li costringerebbe a una maggiore condivisione e trasparenza delle decisioni. L'esperienza internazionale, però, sia pure in presenza di banchieri centrali che hanno competenze diverse da quelle del governatore della banca d'Italia, mostra che la preferenza dei politici, anche quando i mandati sono brevi, è per lunghe permanenze della stessa persona alla guida delle banche centrali. Il caso dell'americano Alan Greenspan è significativo. Riconfermato negli anni e da quattro presidenti è ancora in sella. Prima considerato genio assoluto poi messo in discussione ma è ancora lì, e non perché George Bush si sia distratto, ma perché i costi politici ed economici di un avvicendamento sono comunque ingenti e prima di prendere una simile decisione si aspetta e si aspetta. In Germania Karl-Otto Poehl lasciò per contrasti sulla strategia economica della riunificazione, costringendo il governo a nominare Hans Tietmeyer, rimasto per più di un decennio e poi uscito per sua decisione. Mentre il francese Jean-Claude Trichet è rimasto al suo posto di presidente della banca di Francia anche durante le inchieste giudiziarie e i processi che lo hanno riguardato e poi ha lasciato solo per ricevere l'incarico di presidente della banca centrale europea. Solo a Francoforte, appunto alla banca centrale europea, il mandato è di otto anni e difficilmente si può pensare a riconferme. Ma lì c'è una struttura di tipo quasi federale e la rotazione, almeno nei primi anni, sembra inevitabile. Questo sembra più un elemento di debolezza che di forza. E, unito alla forma collegiale delle decisioni, affidate a un gruppo vasto e composito, si sta trasformando in una delle cause dell'apparente blocco dell'iniziativa della banca. Il mandato a tempo indeterminato del governatore di bankitalia era stato messo in discussione a suo tempo nella fase di preparazione dell'euro. La questione era stata portata al vaglio dei partner europei e, sia pure tra dubbi, si era ritenuto che fosse compatibile con le regole della moneta unica. È chiaro che la scelta del mandato a vita serve a liberare il governatore dalle influenze della politica quotidiana. Non dalla politica in generale, perché il governo conserva il potere di revoca di fronte a comportamenti non accettabili. Ora però, si dice, il governatore è solo uno tra tanti, nel consiglio della banca centrale europea, a decidere sulla politica monetaria, mentre conserva, in Italia, le sue prerogative sul controllo del

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