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La Cdl compatta. Il premier rivela: «Pronti i caschi blu Onu». Fini: «La novità è che il piano Brahimi è stato accettato da Bush» Bertinotti detta la linea, l'Ulivo lo segue L'Ulivo si sposta a sinistra ma emer

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Su che cosa? Sulla campagna elettorale, sulla battaglia all'ultimo voto a Gravina di Puglia. Più tardi il presidente dei Ds si mette a chiacchierare con il leader dei dissidenti dell'Ulivo, Franco Marini. E di che parlano? Dell'Abruzzo, della battaglia per togliere voti al centrodestra. Entrano alla buvette. Passa un deputato di Teramo e D'Alema fa a Marini: «Mi ha organizzato una grande manifestazione, sembrava di stare a Reggio Emilia, nella zona più rossa d'Italia». Si può sintetizzare così il clima nel centrosinistra: un occhio al Parlamento e un occhio alla piazza. A dettare la linea è Fausto Bertinotti, contento di aver incassato uno spostamento a sinistra - sulla sua linea - della Lista Prodi. Ma è anche il giorno che segna la nascita di un nuovo gruppo, tutto liberal e atlantista, nel centrosinistra. È guidato da quelli che non hanno nulla da perdere, un po' i padri nobili del Listone (il già citato Marini, Gerardo Bianco, Enzo Bianco, Gianni Vernetti, Giorgio Bogi, Umberto Ranieri, Antonio Maccanico molto vicino a Ciampi), che non vogliono il ritiro delle truppe chiesto dagli ulivisti assieme alla sinistra estrema e si assentano al momento del voto, o votano assieme al proprio partito ma solo per ordine di scuderia. Una voce debole, ma una voce. Di tutt'altro tono, invece, l'intervento in aula di quello che appare sempre più il vero leader del centrosinistra, il segretario di Rifondazione comunista che parla a nome di tutti: «Oggi tocca alle opposizioni cercare di interpretare l'anima profonda di questo paese. Una voce giusta è quella che chiede il ritiro delle truppe italiane dal teatro di guerra». Subito s'accoda Oliviero Diliberto (Pdci): «Siamo in guerra, l'Italia è in guerra, contro la Costituzione, i valori morali del nostro popolo, il buon senso». Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, abbandona l'aula mentre parla Berlusconi, poi ritorna per dire al premier: «Il suo è stato un comizio arrogante che difende la guerra, sembra dettato da Bush». Poi tocca ai big, ma il senso è sempre lo stesso seppur con sempre maggiori distinguo. Francesco Rutelli si lancia: «Noi oggi la sfidiamo a cambiare strada. Lei invece insiste su quella sbagliata e allora andrete avanti senza di noi. Noi, che siamo stati da sempre i più forti sostenitori dell'Onu e che siamo orgogliosi del senso di responsabilità dimostrato in questo anno, distinguiamo ora le nostre responsabilità dalle vostre». Poi commette una piccola gaffe. Per cercare di essere più convincente, domanda ai banchi del governo: «Cosa avremmo fatto se fossimo al governo? Avremmo cercato di scoraggiare Bush». Il ministro Giovanardi lo interrompe: «Chiedilo a D'Alema, avete bombardato il Kosovo». Fini allunga il braccio come a dire: «Ma guarda quello!». Berlusconi ride. Più articolato invece il discorso del segretario dei Ds Piero Fassino, secondo il quale la svolta non c'è stata. Al contrario il presidente del Consiglio è tornato dagli Stati Uniti con una «presunta svolta aleatoria e fumosa», confermando ciò che si verifica da mesi: «L'appiattimento acritico e passivo» sulle scelte di Bush. Per settimane, aggiunge il segretario dei Ds, Berlusconi ha sostenuto l'inutilità di una seconda risoluzione dell'Onu. Di ritorno da Washington «di colpo scopre la centralità» delle Nazioni Unite. «Oggi pretende di richiamare noi ad una lealtà all'Onu che fino ad ora non ha mai ritenuto di avere. È una lezione che francamente non accettiamo». Berlusconi incassa un paio di standing ovation da parte della sua maggioranza. La più importante subito dopo queste parole: «Come è possibile che da parte dell'opposizione, che per tanto tempo ha invocato un forte coinvolgimento dell'Onu, si proponga il ritiro dei nostri soldati proprio ora che l'Onu diventa protagonista». Ma si becca anche un «Vacci tu in Iraq» pronunciato da Titti De Simone (Prc). C'è anche un fuori programma: quando viene interrotto dall'opposizion

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