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GOVERNO e maggioranza incassano i primi due articoli della riforma della Costituzione, ma le polemiche non tendono a diminuire.

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Gli emendamenti del centrosinistra non hanno però mai messo a dura prova la tenuta del centrodestra. In sostanza l'assemblea di Palazzo Madama ha votato l'articolo 1 che istituisce il Senato federale e poi l'articolo successivo che del disegno di legge delle riforme costituzionali che riguarda la Camera dei deputati, che sarà composta «da 400 deputati e dai 12 deputati assegnati alla circoscrizione Estero. Sono eleggibili a deputati, continua l'articolo, tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i 25 anni di età. La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per 400 e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti». La vera novità è stato l'intervento di Giulio Andreotti che, come padre costituente, ha rivolto un appello a tutti i colleghi invitandoli a fermarsi a riflettere evitando di proseguire l'esame delle riforme in un clima di divaricazione. L'ex presidente del Consiglio ha sottolineato come tutto questo sia molto lontano dallo «spirito unitario» che caratterizzò la scrittura della Costituzione all'indomani della guerra mondiale. L'invito del senatore a vita è caduto nel vuoto ed ha anzi ottenuto l'effetto di ravvivare le polemiche. Domenico Nania (An) ha subito replicato che dovrebbero essere le opposizioni ad abbandonare l'ostruzionismo, mentre Gavino Angius (Ds)ha detto a chiare lettere che la maggioranza «vuole distruggere la Carta costituzionale». Il relatore Francesco D'Onofrio non ha polemizzato con Andreotti, e si è limitato a spiegare che la maggioranza e il governo intendono non distruggere l'attuale Costituzione ma aggiornarla ed attuarla nelle parti che sono da sempre rimaste lettera morta. Sulla scia dell'appello di Andreotti è intervenuto anche Renato Schifani (Fi),secondo il quale il centrodestra non avrebbe mai «strozzato» il dibattito sulle riforme, mentre le opposizioni, al contrario, starebbero attuando una chiusura totale e pregiudiziale. A fine mattinata l'assemblea del Senato ha assistito ad una provocazione politica attuata da alcuni esponenti dell'Ulivo: Willer Bordon per la Margherita e Stefano Boco per i Verdi sono intervenuti per protestare per l'assenza, nel calendario dei lavori del Senato, della legge sul conflitto di interessi. A loro avviso si tratta di una norma che dovrebbe far parte del «pacchetto» di garanzie di cui corredare la Costituzione ma che il centrodestra si guarda bene dall'approvare. L'assemblea di Palazzo Madama proseguirà domani alle 9,30 l'esame delle riforme istituzionale dell'articolo 3 del disegno di legge. Nel pomeriggio per un equivoco si era pensato che l'esame delle riforme sarebbe ripreso martedì prossimo. Tutto è nato dal fatto che nella conferenza dei capigruppo era stato deciso di inserire l'avvio dell'iter di due decreti legge in aula. Ma questo occuperà soltanto un'ora di tempo e non tutta la mattina, come inizialmente si era ritenuto. È stato il leghista Giuseppe Calderoli a chiarire che domani dalle 9,30 alle 12 l'assemblea proseguirà con l'esame delle riforme.

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