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PALERMO — Hanno ascoltato in silenzio il discorso del vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, ma quando ...

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La prima parte della cerimonia l'hanno seguita in piedi, in ultima fila. «Abbiamo deciso di uscire dall'aula - ha spiegato il segretario dell'Anm di Palermo, Marcello Viola - perché non ci interessa ascoltare quello che ha da dire, non lo consideriamo un nostro interlocutore». «Siamo di fronte - ha detto il gip Viola - ad un interlocutore che ha manifestato più volte la sua totale indisponibilità alle nostre esigenze». Ha criticato, inoltre, la riforma dell'ordinamento giudiziario, «una situazione preagonica». «Abbiamo sperato fino all'ultimo incontro con il ministro di potere avere un dialogo costruttivo. Invece abbiamo assistito al monologo di chi ritiene che la forza dei numeri debba prevalere su quella dei valori e delle idee» ha detto, nel suo intervento, il segretario della giunta distrettuale dell'Anm, Massimo Russo. «Non ci spaventano le riforme - ha aggiunto il magistrato -. Ci inquietano i loro contenuti e le loro direzioni oramai diventate palesi. Non ci restano più parole, ora è tempo di silenzio, perché è il silenzio che si addice al lutto di un momento in cui sembra arrivata la fine di quella magistratura voluta dai padri costituenti». Commentanto la protesta, il senatore a vita Francesco Cossiga ha detto: «E così una parte dei magistrati di Palermo, oltre che essere "militanti giustizialisti" sono anche maleducati e mancano di buon gusto». «Fermarsi ad ascoltare il "Corvo" e allontanarsi quando parla Iole Santelli - ha osservato Cossiga - mi sembra proprio, oltre che una mancanza di educazione anche una mancanza di gusto». A difendere la riforma dell'ordinamento giudiziario varata dalla Cdl e contestata dai giudici è stato il ministro Enrico La Loggia, che ha sottolineato come «le riforme siano doverose e, ferma restando l'intangibilità dell'indipendenza della magistratura, non ci si può arroccare su certe posizioni rifiutandosi di discutere». Da parte sua, il procuratore capo di Palermo, Pietro Grasso, ha detto che «è tempo di porre sul tappeto con carattere di priorità, con i sistemi della democrazia, con l'azione, con la parola, la questione morale». Ha aupicato «una rivolta morale contro tutte le mafie che sono eclissi di legalità, in quanto negazione di valori quali la libertà, la democrazia, la giustizia e la verità».

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