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IN UN primo momento sembrava fossero 30 i pozzi petroliferi dati alle fiamme dagli iracheni per impedire ...

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A maggior ragione non esiste un'emergenza greggio tale da giustificare un nuovo vertice dell'Opec e misure straordinarie perché il mercato si sta stabilizzando ed è tutto sotto controllo. Il prezzo del petrolio infatti continua a scivolare pesantemente: il contratto Brent consegna a maggio ieri è arrivato sotto i 25 dollari (24,93 dollari al barile, in calo del 2,24%), ai livelli di novembre. Così, dopo la Esso e la Erg, anche la Q8 porta la benzina senza piombo al di sotto di 1,1 euro. Il taglio, di 0,005 euro, sarà attivato da lunedì 24 marzo. Per un litro di «verde» bisognerà spendere 1,085 a fronte dei precedenti 1,095. Per i gasolio il «taglio» è di 0,010 euro al litro per il costo do 0,947 euro. In ogni caso, secondo il giudizio della Commissione Ue manifestato ieri, un'improvvisa interruzione del petrolio iracheno non avrebbe conseguenze drammatiche sulla stabilità dell'offerta. Bruxelles peraltro è pronta a chiedere agli Stati Ue se necessario di «far fronte a serie difficoltà sulla base del Trattato di Nizza». La nota Ue fa riferimento anche all'impegno saudita, in coordinamento con l'Opec, a bilanciare ogni perdita nelle esportazioni dell'Iraq. La relativa tranquillità delle autorità di Bruxelles, condivisa dagli Stati membri, deriva dal fatto che il petrolio norvegese e russo non è «direttamente danneggiato dal conflitto in Iraq». Norvegia e Russia rappresentano con il 22,9% e il 22,5% rispettivamente i primi due esportatori di greggio verso la Ue. Dall'Iraq invece la Ue importa meno del 3,5% del totale del greggio importato. In ogni caso, la vicepresidente e commissaria Ue Loyola de Palacio avverte che «le conseguenze del conflitto sulla produzione di petrolio e l'evoluzione dei prezzi sono moto difficili da prevedere». Due gli scenari ipotizzati. Il primo: in caso di conflitto breve i prezzi possono salire oltre i 50 dollari per poi scendere a 25-30 entro 2-3 mesi al massimo. Ciò dipenderà dalla reazione dell'Opec. Il secondo scenario tiene conto non solo della durata della guerra, ma anche dell'eventuale estensione del conflitto: in questo caso l'impatto sui prezzi e sulla sicurezza degli approvvigionamenti sarebbe sicuro. Un conflitto che coinvolgesse altri paesi della regione farebbe schizzare i prezzi a 60-80 dollari.

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