In Onda, Parsi pessimista sulla tregua a Gaza: la volontà di Israele su Hamas che frena la trattativa
“Quando parliamo di Benjamin Netanyahu e del governo di Tel Aviv non abbiamo mai esattamente la contezza di cosa diavolo davvero stanno pensando di fare”: Vittorio Emanuele Parsi dice la sua sulla possibile tregua a Gaza. Il politologo, ospite di In Onda su La 7, risponde a Marianna Aprile che gli fa una domanda precisa: “Che cosa sappiamo oggi in più rispetto a quello che ipotizzavamo fino a ieri? (sulla tregua a Gaza ndr)”. Parsi è netto nella sua risposta: “La cosa che sappiamo da cui partire è che era stato raggiunto un cessato il fuoco su base bilaterale che Israele ha violato coscientemente a marzo – spiega – per cui quando parliamo di Netanyahu e del governo di Tel Aviv non abbiamo mai esattamente la contezza di cosa diavolo davvero stanno pensando di fare”.
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Poi l’elemento Hamas e la sua ‘eliminazione’ nella trattativa tra Tel Aviv e la Striscia: “Quello che è successo il 7 ottobre, che è stato terribile dal punto di vista umano, è stato anche però il fallimento di un disegno politico di Netanyahu e che quindi Netanyahu adesso sia imbufalito su questo lo capisco – ma, sottolinea – è molto complicato pensare di arrivare a una trattativa, a un punto di tregua, se tu ritieni che il tuo interlocutore debba semplicemente fare la cortesia di sparire”.
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Il futuro di Gaza quindi rimane un’incognita e come tale, secondo Parsi, la proposta israeliana di rendere parte della Striscia ‘città umanitaria’: “La città umanitaria cosa significa? Una specie di campo profughi un po' meno bestiale delle macerie in cui queste persone vivono per poterli collocare in maniera temporanea e permanente lì – spiega prima di chiudere la sua analisi con una sintesi tutt’altro che lusinghiera sui negoziati – la cosa è abbastanza inquietante, io non vedo grandi cambiamenti se non il solito muoversi della palla in orizzontale per cercare di evitare di finire troppo sotto i riflettori”.
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