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Sanremo 2024, Gino Paoli boccia il Festival: "Quali canzoni arrivano"

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Il Festival di Sanremo? «Non lo guardo». «Prima era il Festival della canzone, della canzone e basta, non era neanche importante chi la cantasse». Non era «lo squallido spettacolo che è adesso». Non usa mezzi termini, Gino Paoli, che ospite della nuova puntata del podcast "Tintoria", condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone, risponde a una domanda sul Festival di Sanremo, proprio nel giorno di debutto della 74esima edizione.

 

 

 

 

Oggi è «una ripetizione di qualsiasi spettacolo televisivo», dove «c’è un po' di tutto, nani e ballerine», dove «contano gli scandali» e «tutte quelle cose per farne parlare». «Una volta le case discografiche - sostiene il cantautore genovese - mandavano la canzone migliore che avevano, arrivavano le migliori canzoni. Era il Festival della canzone. Poi le case discografiche si sono accorte del potere che Sanremo ha per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito e lo mandano a Sanremo. Da lì la televisione si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona (arriva non solo in Italia ma anche fuori), e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso», afferma. E ancora, rimarca Paoli, prima le canzoni «venivano scelte, avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone di m...a non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di m...a».

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