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Il maestro Alberto Veronesi contro Ranucci e D'Orsi. Perché li attacca

Christian Campigli
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Una rivoluzione culturale che deve scardinare certe dinamiche, date per scontate da anni, ma palesemente di parte. Il maestro Alberto Veronesi, cacciato dal Festival Pucciniano “perché anticomunista”, si scaglia contro la televisione italiana. E quel modo, nemmeno troppo sottile, di interpretare gli avvenimenti in un'unica direzione. “Accendendo la televisione, mi sono imbattuto in due personaggi: Sigfrido Ranucci e Angelo D’Orsi. Il primo ha fatto un parallelo tra la famiglia La Russa di Paternò e i peggiori mafiosi, ha criminalizzato un'intera cittadina siciliana, utilizzando le musiche del Padrino come sottofondo, e se l’è presa con una campagna elettorale di 50 anni fa. Con il solo scopo di diffamare il Presidente del Senato, con affermazioni prive di ogni senso o attualità giuridica. Il secondo, D’Orsi, professore universitario dell'Università di Torino, si è prodigato in una difesa e giustificazione delle ragioni dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, ignorando con colpevole cinismo lo strazio e il terrore che tale attacco terroristico sta portando in queste ore al popolo ebraico. Questi personaggi – ha aggiunto il maestro Veronesi - ribaltano la realtà, facendo apparire mafiose persone oneste, comunque mai indagate, e facendo apparire onesti i peggiori e infami terroristi, stanno passando il segno della sopportazione e chiariscono una volta per sempre il limite che la libertà di esprimere opinioni possa avere anche in Italia. Io sono stato licenziato e sollevato dall’incarico di direttore d’orchestra di un festival, semplicemente perché ho protestato contro scene operistiche utilizzate a scopo di propaganda politica”.

 

 

 

 

Veronesi ha inoltre annunciato che organizzerà un tour musicale denominato “Addio fiorito asil”. Si recherà di fronte alla sede Rai di Roma e all'Università di Torino per chiedere ai rispettivi enti “il licenziamento immediato di persone che utilizzano il mezzo televisivo per fare propaganda politica al prezzo di ribaltare la verità. Così come nell’opera lirica è arrivato il momento di dire basta a scenografi e registi che stravolgono la verità dell’opera, abusando della loro posizione di potere nei teatri, è giunto anche il tempo di dire basta a personaggi che stravolgono la verità per motivi ideologici sui grandi media nazionali, abusando della loro posizione di potere all’interno degli atenei e delle testate televisive”.

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