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Tagadà, Mulè spiana ‘Don' De Angelis: “Ignorante che getta fango su Berlusconi”

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Nel corso della puntata del 15 febbraio di Tagadà, talk show di La7 condotto da Tiziana Panella, si affronta il discorso dell’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter. Ospite per parlare della questione è Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, che si arrabbia in particolare con Alessandro De Angelis, giornalista dell’Huffington Post intervenuto ieri nel corso della stessa trasmissione: “La persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi si concretizza nella 135ª assoluzione perché il fatto non sussiste, non per l’insufficienza di prove o per non aver commesso il fatto, ma perché il fatto non c’è. De Angelis, bestemmiando alla sua stessa professionalità, dice cose che non vanno bene quando parla di ‘quelli di Forza Italia che si devono guadagnare lo stipendio’. In realtà è De Angelis, che per guadagnarsi due minuti di popolarità debba continuare a gettare fango nei confronti di chi dice le sue idee in maniera lineare. Lo lascio alla sua ignoranza. Se una persona viene assolta questo alto numero di volte c’è un problema in questo Paese. De Angelis ha detto tante fesserie”.

 

 

Panella difende la libertà di De Angelis e dei vari giornalisti di discutere del caso Berlusconi, in quanto era il presidente del Consiglio all’epoca. Mulè non accetta il rimbrotto e resta della sua idea: “Io non mi permetto di giudicare la morale di De Angelis, né quella di nessun altro. C’è una verità giudiziaria però. Se la porta della camera da letto è chiusa e c’è un rapporto consenziente non autorizzo nessuno a farmi la morale. Non accetto la morale di 'Don' De Angelis. È un caso giudiziario che dovrebbe fare scuola su come non si fa un’inchiesta in Italia”.

 

 

L’intervista si conclude con un chiarimento sulle parole di Manfred Weber, il presidente del Ppe e del gruppo dei Popolari, che ha attaccato il Cavaliere per la sua intemerata sulla guerra in Ucraina: “Weber propose a gennaio 2022 Berlusconi come presidente della Repubblica, che oggi abbia cambiato completamente il suo giudizio mi viene difficile. Due mesi fa venne in Italia a stringere la mano al presidente Berlusconi, riconoscendo in lui l’architrave dei popolari, dei moderati europei in Italia. Basterà - evidenzia Mulè - che i due si parlino per dieci minuti al telefono per chiarire la questione. Bisogna lavorare per uscire dalla guerra senza altre decine di migliaia di morti”.

 

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