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Coffee Break, Parsi vede il peggio per l'Ucraina: “Putin vuole lasciare un deserto civile disastroso”

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Vittorio Emanuele Parsi, politologo e docente di Relazioni Internazionali all'Università Cattolica di Milano, è ospite della puntata del 25 novembre di Coffee Break, il programma tv mattutino di La7 con la presenza di Andrea Pancani alla conduzione. L’esperto analizza i possibili scenari della guerra tra Russia e Ucraina e se la resistenza di Kiev possa essere fiaccata dalle mosse volte a lasciare il paese al gelo: “Vladimir Putin intende fiaccare la resistenza ucraina, intende lasciare l’Ucraina in un deserto civile tale che se la guerra finirà con lui che si tiene una parte di quello che ha preso nel 2014 e l’Ucraina che a quel punto si sposta completamente verso l’Occidente si arriverà ad uno stato talmente disastroso che non possa costituire in nessun modo altro che un peso per chi l’aiuta. Il terzo obiettivo è punire gli ucraini che hanno dimostrato che la grande potenza militare russa, tutto ciò su cui Putin aveva costruito il suo potere interno e il suo standing internazionale, era un gigantesco bluff”.

 

 

“Putin - prosegue il prof. Parsi - ha pochi missili a disposizione e usa quelli utilizzati per trasportare le testate nucleari, non sta impiegando forze corazzate perché ne ha di meno, non ha munizionamento intelligente. Non sta usando l’arma della superiorità aerea, le condizioni del materiale russo sono tali da non avere la capacità di ingannare le difese anti-aeree che hanno gli ucraini, che sono in gran parte di fabbricazione russa. Le condizioni del materiale bellico russo pregiudicate dalla corruzione del sistema”.

 

Parsi conclude il suo discorso con un parallelismo storico tra Putin e Mussolini: “L’Italia è entrata nella seconda guerra mondiale per spezzare le reni alla Grecia ed è finita come è finita, due anni dopo il regime di Benito Mussolini è caduto, quella campagna ha dimostrato tutte le fanfaronate del regime e ha dimostrato che un regime autoritario è corrotto. Erano corrotti i gerarchi, i generali e gli industriali, che sapevano di fornire materiale scadente alle forze armate. Questa è la situazione dei sistemi autocratici”.

 

 

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