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Otto e mezzo, Travaglio gela Giannini: quegli applausi coreani a Draghi...

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Si parla del rapporto tra stampa e potere nella puntata di martedì 22 novembre di Otto e mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7. Il punto di partenza è il botta e risposta tra Giorgia Meloni e i cronisti che partecipavano alla conferenza stampa sulla legge di bilancio. La premier voleva lasciare per raggiungere un altro appuntamento, ma i giornalisti le hanno chiesto di rispondere a tutte le domande in sala. "E che devo fare? Spiegherò al presidente di Confartigianato che se non restavo qui scrivevate che non rispondevo alle domande... Come, dovevo tagliare l’introduzione della conferenza stampa? Non posso spiegare la legge di bilancio in 4 minuti... Se ci riuscite voi...". "Ora mi costringete a restare qui, eppure in altre occasioni non mi ricordo che siete stati così coraggiosi... A cosa mi riferisco? Lo so io, lo so" ha concluso poi Meloni.

 

Il direttore de La Stampa Massimo Giannini spiega di non sapere "se Giorgia Meloni ha un problema strutturale con i giornalisti, certo quello che è successo in conferenza stampa è stato piuttosto sgradevole e fa il paio con un precedente, al G20 di Bali. Dopo l'incontro con il presidente Biden ha preso due domande e poi ha detto: devo andare da Xi Jinping a fare il bilaterale". 

Gruber chiede un commento anche a Marco Travaglio, ospite in collegamento. Il direttore del Fatto quotidiano afferma che la regola vuole che i politici non devono mai parlare dei giornalisti e se lo fanno, come accaduto oggi, "la fanno fuori dal vaso". Tuttavia, certe prese di posizione come quella della Federazione nazionale della stampa non si sono viste il 21 dicembre 2021. Allora "Mario Draghi fu applaudito dai giornalisti quando entrò, per alcune sue risposte e quando usci". "Draghi per un mese intero non si degno neanche di convocare la stampa, poi dopo un mese fece un discorsetto" ricorda Travaglio che torna sull'accondiscendenza di certi giornalisti verso l'ex premier parlando di "applausi coreani" in stile Kim Jong-un. 

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