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Giletti striglia Rula Jebreal a Non è L'Arena: "Cosa hai sparato"

Giada Oricchio
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Il caso Rula Jebreal approda a “Non è l’Arena”, il programma di Massimo Giletti su LA7. Il conduttore e giornalista ha commentato la vicenda insieme ad Aldo Cazzullo e Gad Lerner. Nei giorni scorsi, la giornalista italo-israeliana di origine palestinese, ha rilanciato in un post su Twitter l’arresto per narcotraffico del padre di Giorgia Meloni spiegando che la leader di Fratelli d’Italia non è colpevole dei crimini commessi dal genitore (l’ha abbandonata quando aveva 1 anno, nda), ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, NON colpe/punizioni collettive”. Il post ha scatenato una bufera mediatica e molti politici, da Calenda a Conte, hanno espresso solidarietà alla premier in pectore.

Durante la puntata di “Non è l’Arena”, domenica 2 ottobre, Massimo Giletti è partito da una rivelazione di Anna Paratore, la mamma di Giorgia Meloni: “Quando mia figlia divenne vicepresidente della Camera, il padre voleva incontrarla e lei disse di no perché ‘se lo vedessi per strada nemmeno lo riconoscerei. Non ho niente da dirgli” e ha chiesto ai suoi ospiti: “Allora, perché si sparano queste cose?”.

Gad Lerner ha riconosciuto che si tratta di vicende personali dolorosissime e con un lessico colorito ha ammesso: “La stessa Rula Jebreal ha avuto un rapporto drammatico con il padre, cose pesanti. E’ evidente che Rula in questo caso ‘ha pisc**to fuori dal vaso’. Però dico anche che è il tweet di una giornalista, non va trasformato in un caso politico nazionale”.

Giletti è andato oltre facendone una questione etica: “Perché si cerca ogni cosa per colpire l'avversario? E’ questo che è intollerabile”. Anche Cazzullo ha riconosciuto che la giornalista ha sbagliato (“e lo sa lei stessa”), ma si è detto d’accordo con Lerner: “Non c’è stata una campagna elettorale incentrata su aspri attacchi personale o allarmi di ritorno del fascismo. In Italia non ho visto una mobilitazione di gente indignata come accadde in America per l’elezione di Donald Trump”.

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