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Israele-Palestina, quel mix esplosivo di ignoranza e antisemitismo

Cicisbeo
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Ci sono due domande fondamentali che la nuova guerra in Medio Oriente pone drammaticamente: perché certe avanguardie (politiche, culturali, sociologiche) americane ed europee sono schierate con il fondamentalismo islamico; e perché odiano l’Occidente in cui sono state allevate godendo di diritti e libertà sconosciuti nelle altre parti del mondo? Alla prima domanda ha risposto magistralmente, con una serie di quesiti scomodi, un’editorialista del «Jerusalem Post», Emily Schrader, prendendo di mira le star del jet-set impegnate a sostenere senza se e senza ma la causa di Hamas. «Dov’eravate – ha chiesto - quando più di 4mila palestinesi nei campi profughi sono stati massacrati nella guerra civile siriana e 850 mila furono sfollati? E dov’era la vostra indignazione quando il Libano vietò ai palestinesi di lavorare come medici, avvocati o di possedere terreni? Oppure quando le milizie libanesi uccisero 2.500 palestinesi nei campi profughi e ne sfollarono altri 30mila dal 1985 al 1987? O quando gli Stati arabi hanno rifiutato di accogliere i rifugiati palestinesi? Dov’eravate, poi, quando si scoprì che l’Autorità palestinese torturava i prigionieri palestinesi?». La lista potrebbe continuare: perché i miliardi di dollari dei fondi per lo sviluppo caduti a pioggia sulla Palestina sono stati utilizzati da Hamas per costruire tunnel e immagazzinarvi missili e non per migliorare il tenore di vita della popolazione? E perché nessuno ha protestato di fronte all’evidenza di donne e bambini usati sistematicamente come scudi umani? O quando la cupola terroristica ha lanciato razzi contro le città israeliane e ucciso cittadini inermi alle fermate degli autobus? La risposta a questi interrogativi basati su evidenti dati di realtà è dunque una e una sola: «Non siete pro-palestinesi e non vi importa delle loro vite. Siete accecati dal vostro odio per Israele».

 

 

Un odio che nasce dall’antisemitismo mai sopito e dalla menzogna storica secondo cui Israele occuperebbe abusivamente la Palestina e ne opprimerebbe il suo popolo, entità mai realmente esistita in una regione geografica dominata prima dagli Ottomani e poi finita sotto il protettorato Britannico. Una vasta regione che l’Onu nel 1947 decise a larga maggioranza di destinare allo Stato di Israele, che ne allargò i confini in seguito alle guerre scatenate (e perse) dagli Stati arabi confinanti. Invece l’ideologia antisionista mischiata all’ignoranza della Storia ha diffuso la narrazione dell’ebreo invasore, con la conseguenza che gli attacchi di Hamas diventano, agli occhi degli stolti, legittimi atti di resistenza patriottica. E nulla conta che Israele sia l’unica democrazia compiuta che difende i valori dell’Occidente. E qui veniamo alla seconda domanda: perché l’Occidente odia sé stesso e si autoflagella per le sue presunte colpe con una lettura distorta della Storia? Con l’aggravante che sono gli studenti delle università – quelle americane in primis – mobilitati dalla lezione di cattivi maestri, a mettere sul rogo i valori di una civiltà del progresso che ha emancipato il mondo anche quando lo ha colonizzato. Come se la nostra ricchezza – materiale e intellettuale – fosse stata determinata unicamente dallo sfruttamento e dalla miseria altrui. Non è stata forse la Rivoluzione industriale, generatrice di uno sviluppo tecnologico incontrollato, a porre le basi per l’inquinamento globale e per il cambiamento climatico? (Non è forse questo che pensano i ragazzotti che bloccano il traffico e deturpano quadri e monumenti, convinti che la rigenerazione morale si possa avere solo con un ritorno al luddismo?).

 

 

Ma senza l’Occidente e senza il suo impetuoso progresso che ha fatto scuola nel mondo, il Far-East sarebbe ancora in povertà, e senza la nostra tecnologia agricola l’Africa sarebbe ridotta alla fame molto più di quanto lo sia adesso. Questo andrebbe spiegato agli avversari che l’Occidente si è coltivato in seno, dandogli libertà che altrove non avrebbero, soprattutto nell’Islam oscurantista che sta rialzando tragicamente la testa.

 

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