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Sui migranti la Francia fa una doppia morale, ma viola i diritti umani

Riccardo Mazzoni
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La Francia che ci fa la morale prima sui diritti umani e poi sull’incapacità di bloccare i migranti è la stessa Francia che ha sospeso unilateralmente il trattato sulla libera circolazione in Europa, ed è la stessa che ogni giorno dell’anno rispedisce oltre confine almeno sessanta migranti per farli dormire sotto un ponte a Ventimiglia. E se l’Italia chiede che i migranti portati dalle Ong sbarchino non solo nei porti italiani parte l’accusa di disumanità, mentre se i gendarmi francesi, armati di pistole e manganelli, abbandonano alla frontiera i migranti senza cibo, acqua e cure mediche, nessuno ai vertici Ue si indigna. E’ una doppia morale che il ministro dell’Interno di Macron ha estremizzato con le sconsiderate accuse al governo Meloni che hanno provocato un’inevitabile crisi diplomatica. Darmanin non è propriamente uno stilnovista nel trattare sia il dossier migranti che i rapporti di vicinato: quando era il responsabile politico delle dogane, nel 2018, fu lui a provocare un altro gravissimo incidente, col blitz di una pattuglia transalpina nella stazione di Bardonecchia dove operavano i medici di un’Ong, disattendendo in modo palese le procedure fissate per gli interventi sul territorio italiano.

 

 

Ma quando si tratta di immigrazione, la Francia non esita a stracciare le stesse regole comunitarie, cosa che sta accadendo anche adesso: il responsabile dell’ambulatorio mobile di Medici senza frontiere che presta assistenza ai migranti in transito tra Italia e Francia ha infatti segnalato che la Gendarmeria francese ora ha iniziato a respingere anche i minori non accompagnati: non riuscendo più a collocarli nel loro sistema di accoglienza, li rispedisce in Italia, in aperta violazione del Regolamento di Dublino e del diritto internazionale. Una denuncia circostanziata che conferma l’allarme lanciato a fine marzo dal prefetto di Imperia, secondo il quale da inizio anno erano stati 363 i minori stranieri respinti dalla Police Nationale. La Francia, in base alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non potrebbe attuare respingimenti collettivi al confine con l'Italia. Invece li sta facendo in modo sistematico, anche se si tratta di minori, per i quali sarebbe prevista una protezione speciale, come ha riconosciuto anche la Corte di giustizia Ue con una sentenza del 2020: non è legittimo respingere come inammissibile una domanda di protezione internazionale presentata da un minore neanche se i suoi genitori l’hanno già ottenuta in un altro Stato membro.

 

 

L’Italia è pienamente in regola sul trattamento dei minori non accompagnati: la legge ad hoc approvata nel 2017 prevede infatti il divieto di respingimento alla frontiera, l’introduzione di un sistema organico di prima e seconda accoglienza, con strutture diffuse su tutto il territorio nazionale e la previsione di maggiori garanzie procedurali, oltre al rafforzamento degli istituti della tutela e dell’affido familiare. Ma nonostante questo il sistema di accoglienza è messo a dura prova dalla crescita esponenziale delle presenze: dai seimila di febbraio 2021 si è arrivati a quasi ventimila, per l’85% maschi provenienti in gran parte dall’Ucraina e dall’Egitto. Solo quest’anno, secondo il Viminale, sono stati 4.376 i minori non accompagnati arrivati via mare. Anche per la legge francese i minori non accompagnati devono essere presi in carico dal sistema nazionale di tutela dei bambini, ma le organizzazioni umanitarie descrivono una realtà ben diversa, a partire dalle procedure inaccurate di accertamento dell’età che spesso impediscono loro di accedere alla protezione a cui avrebbero diritto. E qui si torna alla doppia morale: l’Ue incapace di creare un sistema comune di asilo invoca un maggior controllo dei confini esterni, ma poi condanna i Paesi di primo approdo se chiudono i propri porti e non arginano i movimenti secondari. Mentre quando la Francia viola palesemente i diritti umani, a Bruxelles tutto tace.

 

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