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Pd, Schlein rischia già di finire in pezzi

Alessandro Usai
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Non parla, ma è come se lo facesse. Non ci mette la faccia, ma in realtà è più che mai presente in Aula alla Camera. Si siede accanto a Giuseppe Provenzano, mima le frasi che il collega di partito sta per pronunciare. Applaude, annuisce, sorride compiaciuta quando il suo fedelissimo attacca il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, dopo l'informativa sul naufragio di Cutro. Elly Schlein c’è e si vede. Qualcuno le rimprovera il look: i vestiti che forse le cadono troppo larghi come quel ruolo che ha appena faticosamente conquistato. Ma Elly resta se stessa, appare sicura, controlla, suggerisce, ascolta. Si accontenta di fare il ventriloquo in questa fase turbolente nei nuovi assetti del Partito democratico. Tutti aspettavano la sua intemerata dopo aver chiesto, come primo atto politico da neo segretaria, le dismissioni del ministro. Ma invece no. A sorpresa resta silente a registrare compiaciuta le bordate dei suoi verso il governo. 

 

 

Sui migranti la linea del Pd è chiara: tutta colpa del governo che ha iniziato una «criminalizzazione dei salvataggi» con le nuove norme. Vero o non vero, poco importa. Il Pd vuole tornare centrale nel dibattito politico e per esserlo ha scelto lo scontro frontale. Come quando la scorsa settimana ha gridato all’allarme fascismo con una manifestazione di piazza. Una ripartenza identitaria. Elly si è ritrovata abbracciata a Conte in un cammino che in realtà apre la caccia ai voti principalmente nel campo del centrosinistra. Prima settimana al vertice e primi brillanti risultati: secondo i sondaggi il Pd guadagna il 2,3 per cento. Un trionfo. Peccato che quei voti arrivino dallo stesso bacino elettorale, perché i 5 stelle e Sinistra Italiana perdono circa un punto a testa. Morale: il centrosinistra resta sempre lì, impigliato tra voglia di sinistra e desiderio riformista senza il quale non si va da nessuna parte. Ma forse è giunto il tempo della chiarezza. 

 

 

Bonaccini reclama la presidenza del partito evocando addirittura l’odiato Renzi che da segretario mise quel ruolo a disposizione di Cuperlo. Cosa farà Elly? E cosa farà con le due parlamentari capogruppo? Elly non era femminista? Magari troverà altre due donne per togliersi dall’impaccio, ma in politica non è semplice spostare le pedine senza provocare scossoni. E sulle armi all’Ucraina cosa farà? Per ora conferma il sì, ma con riserva. Perché la Elly pacifista non può essere sbugiardata alla prima curva. E sul termovalorizzatore di Roma che si fa? Gualtieri lo sa bene, Elly l’ambientalista un po’ meno: preferisce buttare la palla in tribuna in attesa di capire come salvare capra e cavoli. «Ancora una volta non ci hanno visto arrivare» è la frase che Elly Schlein ha scelto di pronunciare la notte della sua vittoria delle primarie del Pd, citando il titolo del libro della storica americana Lisa Levenstein. Un monito per tutti, quasi un manifesto politico. Elly è appena partita, ma se sbaglia le prime mosse rischia di essere già arrivata. E questo, francamente, nessuno se lo augura.

 

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