Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Allarme di Papa Francesco sull'inverno demografico: il coraggio di fare figli

Riccardo Pedrizzi
  • a
  • a
  • a

Il recente, ennesimo allarme lanciato in occasione dell'Assemblea di Confindustria da Papa Francesco sull’«inverno demografico» e il richiamo al «patriottismo» di chi ha il coraggio di fare figli, sembra essere passato quasi nel silenzio tra le forze politiche impegnate, in campagna elettorale, invece, su polemiche surreali e che non centrano il vero delicato tema della famiglia italiana e del drammatico fenomeno della denatalità, che sta travolgendo il nostro Paese. Nel monito del Santo Padre c’è la sintesi di un approccio culturale, più che religioso, di chi ritiene che nella vita sociale, economica e persino produttiva vada coltivata una visione incarnata a quei valori naturali, che danno solidità e futuro alla comunità nazionale italiana. «È urgente sostenere – ha detto il Papa – nei fatti le famiglie e la natalità. Su questo dobbiamo lavorare, per uscire il più presto possibile dall'inverno demografico nel quale vive l'Italia e anche altri Paesi. E' un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere. Oggi fare figli è una questione, io direi, patriottica, anche per portare il Paese avanti».

 

 

I cinesi sono 1,43 miliardi e gli indiani 1,42 miliardi, nel 2023 la Cina avrà lo stesso numero e nel 2024 l'India salirà a 1,44 miliardi. L'Europa (geografica) perderà 156 milioni di abitanti in 80 anni. L'Italia scenderà da 59 a 37 milioni nel 2099. Nei primi cinque mesi dell’anno da noi i nuovi nati sono calati del 14,5% rispetto al già negativo 2021, chiusosi con 399mila nascite. Mai siamo stati così in basso dall’unita d’Italia ad oggi. Un problema, che è destinato a influire in maniera determinante sul PIL e sull’economia della nazione. L'Italia presenta dunque una «fragilità demografica strutturale», accentuatasi certamente a causa della pandemia, ma accumulata nel corso degli anni. Eppure nel dibattito pubblico e nell'azione politica difficilmente si trova, anche in questa campagna elettorale, una consapevolezza di questo dramma. È uno lo scenario geopolitico apocalittico e di questi dati nudi e crudi dovrebbero prendere atto chi uscirà vincente dalle prossime elezioni, il prossimo governo, ma anche il mondo della cultura e dell'informazione. Preliminarmente ad ogni politica di rilancio della natalità dovrà esserci perciò un esame di coscienza soprattutto di tutte quelle forze politiche che negli ultimi tempi non hanno fatto altro che portare attacchi all'istituto della famiglia con il risultato di disgregarla e di portare il nostro Paese nelle condizioni disperate attuali.

 

 

Per questo, ad esempio, non bastano gli asili nido, ma servono misure più ampie e sistematiche, che consentano a uomini e donne di poter migliorare il proprio benessere lavorativo e la propria produttività con l'esperienza arricchente della nascita di un figlio. Le risorse, consistenti e non le briciole di un irrilevante «assegno unico», perciò devono essere indirizzate alle politiche per la famiglia, alla quale servono misure urgenti e forti anche attraverso adeguate aiuti ed agevolazioni fiscali e legislative. Bisogna però partire dalla consapevolezza che questo fenomeno non nasce oggi. La crisi demografica italiana scoppia negli anni Settanta, con l’affermarsi del movimento per i cosiddetti diritti civili, diretto a scardinare l’istituto familiare. Le cause di ciò, dunque, sono prevalentemente di carattere culturale, oltre che economico, soprattutto l'egoismo generazionale, di cui si è ammalata la nostra società: ogni generazione tende a vivere solo nel breve termine, consumando quanta più ricchezza possibile senza prendersi cura di chi verrà dopo.

Dai blog