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Dov'è finito Beppe Grillo? Il fondatore del M5s grande assente della campagna elettorale

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Domenico Giordano
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Beppe Grillo è il vero assente di questa campagna elettorale che si avvia tiktokando verso le ultime settimane. Il fondatore del MoVimento 5 Stelle, dopo aver mediaticamente dominato le ultime due, quella del 2013 e ancor di più quella del 2018, è scomparso del tutto dai radar dei cronisti parlamentari, dai social e dal dibattito sui temi polarizzanti dell'attuale contesa elettorale.

Una eclissi che molto probabilmente segna la definitiva mutazione genetica del MoVimento per come l'abbiamo conosciuto nell'ultimo decennio, quello della conquista del Palazzo da parte della piazza digitale, eche ci consegna al posto del grillismo duro e puro un embrione di partito che Giuseppe Conte sta provando a plasmare attorno alla sua leadership.

 

Insomma, dopo il logoramento intestino che ha portato prima a numerosi abbandoni e infine alla traumatica scissione dimaiana di giugno scorso, i post-grillini sono oggi pronti all'abiura dell'Elevato anche se non possono di certo ammainare i vessilli identitari dell'onestà, della diversità e del cambiamento.

Il buen retiro nella dimensione privata del comico genovese, è plasticamente raccontato anche dalla quantità di ricerche che gli italiani hanno fatto online, digitandone il nome nella barra di Google. In particolare, se mettiamo a confronto gli ultimi 30 giorni prima del voto del 2018 e l'odierna situazione.

 

Cinque anni fa, l'interesse degli italiani nei confronti di Grillo si è mantenuto costante per tutto il mese di gennaio, dove il picco del valore - pari a 100 - si è registrato nei giorni di presentazione delle liste, poi è ritornato sui valori medi del periodo per impennarsi nuovamente e toccare il massimo nell'ultima settimana prima del voto. Se facciamo invece un salto a piè pari nell'attualità, risulta evidente come la presenza grillina abbia innestato la retro marcia a partire dai giorni successivi alla crisi del governo Draghi e allo scioglimento delle Camere. In queste settimane, il valore delle ricerche passa da 93, quindi quasi il massimo, a un misero 6.

Se poi, oltre alla Rete, diamo un'occhiata ad alcuni semplici dati dei canali social di Beppe Grillo troviamo l'ulteriore conferma che oramai in quello che rimane del Movimento a dettare l'agenda non è più il suo fondatore. Un conforto che facciamo con un nuovo confronto a distanza. Negli ultimi 28 giorni, la pagina Facebook di Grillo che conta la bellezza di poco meno di 2,5 milioni di follower, ha fatto registrare la miseria di 18 post che sono riusciti a raccogliere «appena» 87 mila reaction complessive, sommando i like, i commenti e le condivisioni.

 

Una miseria rispetto ai numeri stratosferici dei tempi d'oro, quelli dell'uno vale uno, della sconfitta della povertà e delle dirette streaming nei tour elettorali.

Il termine di paragone dell'assenza grillina è nel dato di gennaio e febbraio 2021, ovvero nelle settimane che portarono alla crisi del Conte II e all'arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi. I post che pubblica Grillo sulla pagina Facebook sono 54 che coagulano in totale oltre 405 mila reaction. In questa distanza siderale di perdita di ascolto social e digitale, risuona la voce di Gabriella Ferri che nel 1971 cantava con la sua voce roca e profonda «Dove sta Zazà» e che oggi potremmo parafrasare con un più laconico «dove sta Beppe».

 

Non lo troviamo neanche scavando a mani nude nelle menzioni online sul nome scese dalle quasi 7 mila di giugno e luglio, alle poco meno di 4 mila incassate ad agosto.

Per ora il «Massimo Decimo Meridio» delle ultime due elezioni politiche rimane in panchina, aspettando forse l'ultima settimana prima di entrare a gamba tesa nella campagna, semmai anche lui direttamente su TikTok.

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