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Roma, piatto ricco

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La Capitale si arricchisce di nuovi indirizzi dove mangiare da «Me Geisha» al Salon de Gastronomie «Madeleine» a «Pasticcio»

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Roma si rinnova, almeno nel campo della ristorazione di qualità. E per le feste si prepara a un'offerta «scoppiettante» e fuori dalla tradizione. I primi di dicembre hanno aperto due locali che puntano sulla cucina internazionale: «Me Geisha» , in via dei Filippini, alle spalle di corso Vittorio Emanuele e, in Prati, il Salon de Gastronomie dall'evocativo nome di «Madeleine» . Mentre tutto sull'Italia punta «Pasticcio» locale inaugurato a fine novembre a Testaccio (lungotevere Portuense 200). Il primo propone una cucina giapponese ma rivisitata con prodotti e ingredienti italiani. L'artefice è lo chef Rodelio Aglibot, «The food buddha», come lo hanno soprannominato, nato nelle Filippine, cresciuto alle Hawaii e vissuto in California. Forte di un primo ristorante già aperto a Salerno dall'imprenditore Giuseppe Tuosto, ha voluto replicare la stessa formula anche nella capitale. Roberto Aglicot si occupa personalmente di trovare i prodotti che gli serviranno poi per cucinare, affiancato da John Wayne Formica, l'altro chef che cura con lui il ristorante. E con il quale si alternerà tra Roma, Salerno e Los Angeles dove si trova il loro terzo locale. Nascono così piatti che si rifanno alla tradizione giapponese ma che poi vengono «contaminati: nel menu branzino glassato al Mirin (vino di riso), riso soffiato ricoperto di tonno e lardo, ramen di brodo di maiale, pollo e prosciutto (36 ore di cottura) con uovo in camicia, cavolo Napa, scalogno, alga Nori e cipolle, lo speciale Roll di granchio, avocado e cetriolo condito con tonno piccante, cipolle croccanti e salsa di sesamo al miele e peperoncino, ripieno di Tempura di gamberi e l'Hamachi con salsa giapponese e Ponzu al mandarino. Atmosfera completamente diversa al Madeleine, un angolo di Parigi «belle epoque» nel quartiere Prati, aperto dalle 8 di mattina alle due di notte. Ideato da Giancarlo Battafarano proprietario di Caffè Propaganda e del Goa, e dai suoi soci Daniele Quattrini, Benny Bedussa (del Blu di Fregene), Giovanni Clerici e Simona Calvani ha come «centro» la pasticceria da asporto. Dario Nuti, il pastry chef, ha creato dolci quasi tutti monoporzione. Da non perdere il Tartufo di tiramisù con pate choux, biscotto croccante al moscovado (zucchero grezzo dai toni liquiriziati), tuffato in sottilissimo strato di cioccolato Valrhona guanaja, i Macarons in mille gusti diversi e la vasta scelta di Madeleine. Per mangiare l'offerta varierà fra la tradizione italiana e quella romana con «suggestioni» francesi. Il tutto affidato all'esperienza dello chef Riccardo Di Giacinto, una stella Michelin. Di tutt'altro tipo l'offerta di «Pasticcio», italianissimo nel nome e nella cucina che si rifà a un piatto tipico della nostra tradizione. Nel menu vasta scelta di pasticci cucinati dallo chef Matteo Chiappini: da quello con patate, broccoletti siciliani e noce moscata a quelli vegetariani, da quello con la coda alla vaccinara fino a quello con tagliolini di ragù di pollastra. Per chi volesse invece tornare alla cucina asiatica fino al 7 dicembre al ristorante coreano Galbi , anche questo di fresca apertura (via Cremera 25, zona piazza Fiume), c'è la settimana dedicata al kimchi, un piatto tipico diventato patrimonio dell'Unesco. Viene preparato con foglie di cavolo cinese fermentate in salamoia a cui si aggiungono peperoncino rosso, zenzero, colatura di alici, cipollotti freschi e aglio.

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