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segue dalla prima di MASSIMILIANO LENZI Per intenderci: in termini di ascolti è andata meglio dello scorso anno, quando la conduzione di Antonella Clerici venne considerata già un bel successo.

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Nell'Italiadegli anni Cinquanta, ancora contadina, la narrazione di Sanremo contribuì al rafforzamento dell'identità nazionale e della retorica popolare in un Paese democristiano con cui il pubblico, in gran parte, si identificava. Oggi, nel 2011, che narrazione è quella offerta da Sanremo per il suo pubblico? A guardare la composizione delle star della 60ma edizione, troviamo due bellissime come Elisabetta Canalis, con un trascorso tv in Striscia la notizia di Antonio Ricci, come velina, prima di spiccare il volo e Belen Rodriguez. E poi Luca e Paolo, le iene che ieri hanno cantato Lo sputtanamento, con il ritornello Ti sputtanerò, godendo di un plauso pressoché unanime della critica per la loro ironia. Beh, insomma, gli ingredienti culturali provenienti dalle eco e dalla palestra della tv commerciale, dal suo immaginario di intrattenimento e divertimento, tolto Gianni Morandi (che è comunque nazionalpopolare) ci sono eccome. L'idea della canzone satirica di Luca e Paolo, poi, non pare proprio un'idea nuovissima (ricordate quelle di Cochi e Renato oppure quelle del geniale Totò?) e la rivalità tra il Cavaliere e Fini, che trova posto nel pezzo, sembra passata da tempo dato che la spallata di Fini al Governo è fallita nel dicembre dell'anno scorso. Per queste ragioni, il 60mo festival di Sanremo è ancora una volta nazionalpopolare, in fondo come Silvio Berlusconi. Chi, se guardiamo al linguaggio della politica italiana degli ultimi 17 anni, è più nazionalpopolare del Cavaliere? Di recente Luca Ricolfi si è chiesto in un articolo su La Stampa se l'Italia sia davvero berlusconiana. Difficile dargli una risposta secca. Quanto alla marea di pubblico televisivo di martedì sera però, circa 12 milioni di italiani seduti davanti alla tv per Sanremo, pensiamo che antiberlusconiana non lo sia affatto.

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