
Zelensky-Rubio, incontro in Arabia: la proposta ucraina è una "tregua parziale"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il segretario di Stato americano Marco Rubio sono arrivati in Arabia Saudita dove martedì 11 marzo prenderanno il via i negoziati sulle prospettive di pace in Ucraina. Si prevede che Kiev proporrà un cessate il fuoco parziale con la Russia che riguardi gli attacchi a lungo raggio con droni e missili e le operazioni di combattimento nel Mar Nero, oltre ad acconsentire a firmare l'accordo con gli Stati Uniti per lo sfruttamento delle terre rare in territorio ucraino. Tutto nella speranza di convincere Washington a tornare sui suoi passi e a riprendere la condivisione di informazioni di intelligence e le forniture di armi all'Ucraina.
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"Quello che vogliamo sapere è se sono interessati a intraprendere una sorta di conversazione di pace", ha detto Rubio prima di atterrare a Gedda, "siamo pronti ad ascoltare per vedere fino a che punto sono disposti a spingersi e poi confrontarlo con quello che vogliono i russi e vedere quanto siamo veramente distanti". Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è detto pronto a revocare la sospensione della condivisione di informazioni di intelligence con l'Ucraina: "L'abbiamo quasi fatto", ha assicurato. Anche il primo ministro britannico Keir Starmer si è mosso, telefonando Trump alla vigilia dell'inizio dei colloqui per sottolineare la sua speranza di un riavvicinamento tra Kiev e Washington. Sempre Starmer ha convocato per sabato un incontro virtuale tra leader della cosiddetta 'coalizione dei volenterosi' per discutere delle prospettive per l'Ucraina, mentre martedì a Parigi sono attesi i funzionari militari di oltre 30 Paesi per discutere di una forza di sicurezza internazionale per l'Ucraina.
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In Arabia Saudita, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe dovuto tenersi anche un nuovo round di colloqui tra l'amministrazione statunitense e quella russa. Indiscrezioni smentite dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha sottolineato come il percorso per ripristinare le relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti sia "piuttosto lungo e difficile", nonostante Putin e Trump abbiano "espresso la volontà politica in questa direzione". Intanto Mosca ha fatto sapere di aver identificato due spie che operavano sotto copertura all'ambasciata britannica a Mosca e di aver ordinato la loro espulsione entro 2 settimane. Secondo il servizio d'intelligence russo, i diplomatici avrebbero fornito informazioni false al momento dell'ingresso in Russia e, una volta nel Paese, avrebbero svolto "attività di spionaggio e sabotaggio considerate una minaccia alla sicurezza nazionale". Il ministero degli Esteri del Regno Unito ha risposto definendo le accuse rivolte da Mosca come "maligne e prive di fondamento".
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