
Ucraina, gli Usa di Trump pronti a chiudere i rubinetti. Ma non divorziano con l'Europa

Gli Stati Uniti valutano di tagliare anche gli aiuti indiretti a Kiev. L’acceso confronto della Casa Bianca, avrebbe ripercussioni su miliardi di dollari di radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di spedizione. A rivelarlo al Washington Post un alto funzionario dell’amministrazione Trump. Non è finita qui. Lo scenario descritto dal New York Times sembra essere ancora peggiore per la causa di Zelensky. Secondo questo rapporto sarebbero a rischio sia l’addestramento per truppe e piloti, nonché quel famoso coordinamento militare, eseguito da una base tedesca e dimostratosi, fino a oggi, decisivo nelle fasi cruciali del conflitto. Donald, secondo i ben informati, vorrebbe davvero chiudere i rubinetti verso l’esecutivo del comico-presidente. Come spiegato in un’intervista alla Stampa dall’ex segretario generale della Farnesina Giampiero Massolo, il leader dei conservatori è pronto a tutto pur di chiudere un conflitto che ha stancato, e non poco, i suoi. Tra i sostenitori repubblicani più di qualcuno è contrario a spendere ulteriori risorse per una guerra diventata "infinita". Si avverte, poi, la necessità di recuperare quanto speso con Biden.
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Ecco perché lo stesso "accordo sulle terre rare", oggi più che mai, è basilare. Nel caso in cui l’Ucraina lo rifiutasse, potremmo aspettarci di tutto da chi, sin dalla sua ascesa tra i paperoni, ha sempre dimostrato simpatia verso una sola logica: quella del più forte che si impone sul più debole. Volodymyr, dunque, sa bene che è un errore irrimediabile tirarsi indietro su un accordo economico, che a parte la famosa "ricostruzione", potrebbe essere l’unico interesse vero per le imprese oltreoceano. C’è, poi, un altro aspetto cruciale che porterebbe i conservatori di Trump a fare un passo indietro nell’Est-Europa. Tutti sanno che gli Usa, come ammesso dallo stesso vicepresidente Vance, non sono più in grado di rivaleggiare con due nemici contemporaneamente. Ragione per cui sono consapevoli che priorità delle priorità è spaccare l’asse Mosca-Pechino.
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All’esecutivo di Kiev, pertanto, sembra siano restate solo due soluzioni: un’Ucraina parte integrante dell’Occidente e pronta a entrare nell’Unione Europea oppure una nazione neutrale e disarmata, ovvero quella che una volta veniva chiamato "Stato cerniera". La priorità per Trump, intanto, è non rompere con l’Ue, che vedendo i suoi storici alleati fuori dallo scacchiere continentale, potrebbe prendere altre strade su tutti i fronti. Bisogna, quindi, recuperare subito con quei Capi di Stato che lo avevano criticato dopo l’accesso bilaterale di Washington. Motivo per cui il Tycoon, nella giornata di ieri, tiene un lungo colloquio telefonico col presidente francese Emmanuel Macron. Quest’ultimo, dopo la conversazione riservatissima con lo Studio Ovale, non solo avrebbe scambiato qualche battuta col presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e il segretario generale della Nato Mark Rutte, ma anche col collega Keir Starmer, che come lui aveva valutato la possibilità di inviare truppe sul fronte russo e soprattutto con quel Volodymyr di Kiev, che certamente non può vincere la sua guerra senza aiuti esterni.
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