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Nord Stream, "atto pianificato dagli ucraini". Chi ha finanziato il sabotaggio

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Nel caso del sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 la pista che porta in Ucraina si fa sempre più concreta, anche se il giallo è ancora lontano dall'essere risolto. Gli interessi politici ed economici in ballo sono enormi, così come le possibili ripercussioni sulla sicurezza internazionale. Secondo le ultime evidenze, alcune tracce genetiche trovate sulla barca che gl inquirenti tedeschi pensano sia stata usata per piazzare l'esplosivo sull'infrastruttura sono sovrapponibili con il Dna di un soldato ucraino di 26 anni, legato sentimentalmente a una cittadina tedesca residente a Francoforte sull’Oder, con il quale ha avuto un figlio.

 

"Sono due tasselli, insieme ad altri, a dare maggiore forza ad una pista ucraina per il sabotaggio", scrive il Corriere della sera che riporta le ultime evidenze che emergono dalle indagini sull'attacco del 26 settembre. Nord Stream, che serve a portare il gas russo nell'Europa settentrionale e in particolare in Germania, viene danneggiato da quattro esplosioni a 70-80 metri di profondità. I 300, forse 500 chili di esplosivo sarebbero stati piazzati sulla pipeline da alcuni sommozzatori specializzati (sei persone, tra cui una donna e un medico) partiti su una barca a vela, l'Andromeda, da cui  partita l'indagine tedesca.

 

Il soldato ucraino identificato con il Dna avrebbe "raggiunto con falsi documenti romeni la città tedesca di Rostock dove si è unito al team di incursori che hanno poi usato Andromeda", si legge nell'articolo che riporta le ipotesi degli investigatori e quanto emerge dal lavoro giornalistico dello svedese Expressen. Secondo i quali l'operazione di sabotaggio sarebbe stata "finanziata da un ricco connazionale vicino al governo Zelensky e portata avanti con l’aiuto di un’agenzia viaggi polacca di proprietà di una ucraina originaria della Crimea". Tuttavia, questa avrebbe anche la nazionalità russa e sarebbe ricercata per collaborazionismo da Kiev.

 

Alcuni elementi sono discordanti, ma "in Germania la tesi che prevale — non definitiva — è quella di un atto pianificato dagli ucraini", scrivono Andrea Marinelli e Guido Olimpo. Perdono in parte forza le tesi che vogliono alla base del raid settori deviati dei servizi segreti, che avrebbero agito all'insaputa del potere centrale, e si allontana "l’ipotesi di una provocazione da parte del Cremlino, teoria subito sostenuta da alcuni Stati nord europei". Tuttavia, in Germania vengono sollevati dubbi sulla ricostruzione che vede l'Andromeda al centro del raid: l'imbarcazione sarebbe troppo piccola per un'operazione di questo tipo e non avrebbe una camera di decompressione. 

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