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Russia, il dossier su come vengono aggirate le sanzioni: “Rischio disastro ambientale”

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Mano pesante inefficace e anche rischiosa. La Russia sta utilizzando vecchie petroliere per aggirare le sanzioni occidentali sulle esportazioni dei suoi combustibili fossili comminate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Si tratta di imbarcazioni usurate, a malapena coperte da assicurazione, e che sono molto esposte a fuoriuscite di greggio e quindi a provocare incidenti potenzialmente catastrofici. I timori sono particolarmente accentuati tra i decisori politici e gli attivisti ambientali nei Paesi sul Mar Baltico, i più esposti in caso di disastro in quanto situato sulla rotta settentrionale delle spedizioni di petrolio russo. Già con petroliere moderne la navigazione in queste acque può essere una sfida, soprattutto per gli equipaggi non abituati alle gelide condizioni invernali. Ma dopo le restrizioni imposte a dicembre sul petrolio russo, come riferiscono le autorità finlandesi, sono apparse nelle acque del Golfo di Finlandia che porta a San Pietroburgo vecchie petroliere che non hanno mai navigato in precedenza su questa rotta. 

 

 

Le preoccupazioni per la sicurezza sono tali che la Finlandia ha deciso di aumentare le esercitazioni e l’addestramento nell’eventualità sia necessario fronteggiare un’emergenza per una fuoriuscita di petrolio o altra catastrofe ambientale, come ha reso noto l’alto ufficiale della guardia costiera finlandese, Mikko Hirvi. 

 

 

Queste vecchie imbarcazioni che navigano nel Golfo di Finlandia fanno parte - spiega un dossier del Washington Post - di una crescente flotta di petroliere dalle proprietà oscure: compagnie fittizie in Medio Oriente o in Asia che non sembrano avere precedenti esperienze di spedizione. Un metodo che sta aiutando la Russia a muovere legalmente le sue esportazioni di petrolio verso i mercati di India e Cina, che non hanno imposto alcuna sanzione a Mosca. E una ‘flotta misteriosa’ di petroliere, che a volte spengono i loro transponder per nascondere i movimenti, ha spostato il suo ‘core business’ dal petrolio venezuelano e iraniano al petrolio russo. La stessa Russia non possiede navi cisterna sufficienti per soddisfare le proprie esigenze e le navi di proprietà russa sono più esposte a sanzioni rispetto a quelle la cui proprietà è meno chiara. Le conseguenze di una guerra che va avanti da più di un anno sono inimmaginabili.

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