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Cina, l'ex ministro della Giustizia condannato alla pena di morte. Ma si salva

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Fu Zhenghua, ex ministro della Giustizia cinese, è stato condannato alla pena di morte con due anni di sospensione, equivalente alla commutazione in ergastolo, in uno dei casi di corruzione di più alto profilo dei tempi recenti, che si conclude a poche settimane dall’avvio del ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese. Fu è stato condannato dalla Corte Intermedia del Popolo di Changchun, nella provincia nord-orientale del Jilin «per avere accettato tangenti e violato la legge per tornaconto personale», si legge nelle motivazioni della sentenza emessa oggi. Oltre alla pena detentiva, è stata ordinata anche la confisca di tutti i beni personali e dei diritti politici a vita. 

 

 

«Dopo che la sua condanna a morte sarà commutata in ergastolo a norma di legge», spiega il Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Pcc, Fu «sarà incarcerato a vita senza condizionale». Tra le accuse di cui l’ex alto funzionario ha dovuto rispondere, c’è anche quella di avere coperto «presunti crimini gravi» commessi dal fratello minore, Fu Weihua, tra il 2014 e il 2015, quando l’ex alto funzionario condannato oggi era direttore dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza della municipalità di Pechino. Inoltre, «la quantità di tangenti che Fu Zhenghua ha ricevuto è particolarmente ingente» - quantificata in 117 milioni di yuan, 16,7 milioni di euro - e «l’impatto sociale è particolarmente negativo», con «perdite pesanti» per gli interessi nazionali, si legge nelle motivazioni della sentenza.

 

 

Oltre ad avere ricoperto la carica di ministro della Giustizia, dal 2013 al 2018 Fu Zhenghua era stato vice ministro della Pubblica Sicurezza. Fu è uno dei quattro ex funzionari ad avere ricoperto nel recente passato ruoli di primo piano nella Pubblica Sicurezza cinese a finire indagato per corruzione. Il periodo che precede il Congresso è particolarmente sensibile per Pechino, ed è visto come un’occasione per regolamenti di conti interni al partito. Oltre un milione di funzionari sono stati indagati e puniti per tangenti e abusi di potere dal 2012, quando Xi Jinping avviò la campagna per ripulire il Pcc dai funzionari corrotti, all’inizio del suo primo mandato come segretario generale del partito, e dall’appuntamento politico del mese prossimo è attesa una riconferma dello stesso Xi al vertice del Pcc per un terzo mandato consecutivo.

 

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