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Rivolta al New York Times: 1300 giornalisti e dipendenti non tornano in sede dallo smart working

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Oltre mille dipendenti del New York Times si sono rifiutati di tornare in ufficio, minacciando di scioperare se l’azienda non accetterà le richieste del sindacato riguardo smart working e aumenti salariali. «Continueremo a produrre lavoro di alta qualità, che vince premi, ricordando all’azienda che non può cambiare in modo unilaterale le nostre condizioni di lavoro», si legge nella lettera consegnate dalla Times Guild ai vertici della storica testata Usa e firmata da quasi 1300 dipendenti.

 

I giornalisti e gli altri dipendenti che hanno aderito alla protesta affermano che continueranno a lavorare in remoto questa settimana, che sarebbe dovuta essere quella del rientro in redazione. Nella lettera del sindacato si ricorda che il rientro in ufficio «essendo una questione di sicurezza e salute sul lavoro dovrebbe essere parte di nostri contratti negoziati».

In risposta, un portavoce del Times ha detto a The Hill che il giornale ha «ascoltato attentamente i nostri colleghi per approntare un rientro graduale e flessibile in ufficio che garantisca a tutti i dipendenti il tempo e lo spazio necessari per adeguarsi». Inoltre la testata questa settimana ha offerto ai dipendenti che hanno accettato il piano del rientro in ufficio per tre giorni alla settimana dei «lunch box» con il pranzo gratuito.

 

La mossa ha indispettito ulteriormente diversi dipendenti, che sui social media hanno detto che questo minimo benefit non paga i costi delle benzina, dei trasporti e le altre spese che, con i prezzi in impennata per l’inflazione, dovrebbero affrontare per il rientro in ufficio.

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