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Guerra Russia-Ucraina, minacce di Mosca su Kaliningrad. La Finlandia pronta a combattere

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La Finlandia è «pronta a combattere la Russia se attaccata». Le parole del capo delle forze armate finlandesi, il generale Timo Kivinen, giungono mentre in Ucraina sul campo si intensifica la pressione di Mosca sul Luhansk, con combattimenti per Severodonetsk e i russi che si avvicinano a Lysychansk. «L’Ucraina è stata un boccone difficile da masticare» per la Russia «e così sarebbe la Finlandia», assicura Kivinen, il cui Paese, insieme alla Svezia, ha chiesto di entrare nella Nato. Dal punto di vista diplomatico, due i nodi da sottolineare: innanzitutto, la crisi legata all’exclave russa di Kaliningrad in Lituania rischia un’escalation; in secondo luogo Mosca ha fatto sapere di avere ricevuto una richiesta relativa ai mercenari Usa catturati in Ucraina. Riguardo a Kaliningrad, la Russia minaccia: la risposta al blocco del transito di alcune merci parte della Lituania in applicazione di sanzioni Ue «risiederà nel campo pratico e non in quello diplomatico», sono le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Una frase a cui ha aggiunto qualche dettaglio in più qualche ora dopo il capo della commissione della Duma per gli Affari interni, Leonid Slutsky: fra le possibili risposte alla crisi di Kaliningrad, Mosca sta valutando il taglio delle forniture di energia elettrica alla Lituania, ha spiegato. E da Bruxelles è filtrata la notizia che il caso Kaliningrad finirà sul tavolo del summit Ue di giovedì e venerdì. Quanto ai due mercenari statunitensi Alexander Drueke di 39 anni e Andy Huynh di 27, catturati mentre combattevano in Ucraina, la Russia ha riferito di avere ricevuto una richiesta da parte degli Usa e che ne sta discutendo adesso. «Non vogliamo rivelare il contenuto di richieste diplomatiche e non le commentiamo», ha aggiunto il vice ministro degli Esteri, Sergey Ryabkov. Nessun accordo concreto invece ancora sullo svolgimento di colloqui quadripartiti fra Ucraina, Russia, Turchia e Onu per sbloccare le esportazioni di grano dai porti marittimi ucraini. «Le consultazioni sono in corso», ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko, smentendo il fatto che un accordo in tal senso ci fosse già (notizia che era filtrata dalla Turchia a seguito di un incontro di una delegazione del ministero della Difesa turco con la controparte russa a Mosca).

 

 

 

 

 

Intanto in Russia una raffineria di petrolio ha preso fuoco in conseguenza di un attacco condotto con droni, l’ultimo di una serie di esplosioni e incendi avvenuti in territorio russo dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio. La raffineria colpita stavolta è quella di Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov sul Don, nel sudovest della Russia, vicino al confine con l’Ucraina: l’impianto ha riferito che l’incendio è stato provocato da un attacco compiuto con due droni, non ci sono feriti e le fiamme sono state spente in circa mezz’ora. Secondo la Tass, appartiene alla Peton Invest Technology, affiliata a Oksana Marchenko, moglie del politico e oligarca ucraino Viktor Medvedchuk, attualmente agli arresti in Ucraina. Ad aprile due elicotteri d’assalto ucraini - secondo quanto riferito dai russi - avevano colpito un deposito di petrolio a Belgorod causando un massiccio incendio; e altre esplosioni e fiamme avevano colpito raffinerie, depositi di petrolio e di munizioni. Attacchi che vengono attribuiti all’Ucraina anche se ufficialmente Kiev non ne ha riconosciuto la responsabilità. Alla vigilia del vertice Ue a Bruxelles, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha parlato al Bundestag della posizione del governo sul conflitto in Ucraina: «La ricostruzione dell’Ucraina sarà un compito per generazioni. C’è bisogno di un Piano Marshall», ha detto, sottolineando che «l’Ucraina, e solo l’Ucraina, deciderà quando e su quali condizioni negoziare con la Russia». Mentre la Russia, in una dichiarazione in occasione dell’anniversario dell’invasione nazista dell’Urss, accusava la Germania, e in particolare i membri del suo governo, di «isteria russofoba». Dalla Cina intanto il presidente Xi Jinping ha messo messo in guardia dall’espansione di alleanze militari: «la crisi ucraina ha nuovamente fatto suonare un allarme, perché sicuramente i Paesi finiranno in difficoltà di sicurezza se ripongono cieca fiducia nelle loro posizioni di forza, estendono alleanze militari e cercano la propria sicurezza a spese di altri», ha detto intervenendo in modalità virtuale alla cerimonia di apertura del BRICS Business Forum. La storia ha dimostrato che egemonia e gli scontri fra blocchi non portano né pace né stabilità, ma piuttosto guerra e conflitto, ha proseguito, esprimendosi contro le sanzioni e chiedendo sforzi congiunti per la pace. Non ha proposto tuttavia nessuna soluzione. La Cina si è rifiutata di criticare la guerra della Russia in Ucraina e addirittura di parlare di invasione, in ossequio a Mosca, condannando anche le sanzioni guidate dagli Stati Uniti contro la Russia e accusando l’Occidente di provocare Mosca.

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