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Le sanzioni non fiaccano Vladimir Putin. E l'esercito russo intensifica l'offensiva sul Donbass

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Luigi Frasca
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sfruttato il palco del World Economic Forum a Davos per ribadire la richiesta di imporre sanzioni «massime» contro Mosca che includano l'embargo all'importazione di petrolio russo, l'esclusione di tutte le banche dal sistema swift e il blocco degli scambi commerciali. «Solo questo impedirà alla Russia, e a qualsiasi altro paese, di lanciare una guerra non provocata contro il suo vicino», ha affermato il leader. Le misure non sembrano però frenare il presidente russo Vladimir Putin, secondo cui l'economia del suo Paese sta resistendo in modo degno al colpo delle sanzioni occidentali. «Lo si vede da tutti gli indicatori macroeconomici», ha detto nel corso di un incontro con il suo alleato Alexander Lukashenko, leader della Bielorussia. Mentre l'embargo al petrolio russo a livello di Unione europea è ancora fermo per l'opposizione dell'Ungheria, Kiev ha incassato nuovi aiuti militari. Il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, che ha aperto una riunione del gruppo di contatto sull'Ucraina, la seconda dopo quella a Ramstein in Germania, ha annunciato nuovi pacchetti da venti Paesi. Il capo del Pentagono in particolare ha ringraziato la Danimarca per l'invio del lanciatore Harpoon e di missili, la Repubblica Ceca che ha donato elicotteri d'attacco, carri armati e sistemi missilistici e l'Italia, insieme a Grecia, Norvegia e Polonia per le nuove donazioni di sistemi di artiglieria e munizioni. Al summit hanno partecipato oltre 40 Paesi. Sul campo la situazione resta drammatica, in particolare nel Donbass, dove la Russia ha intensificato l'offensiva. I negoziati restano in stallo. Il viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko ha riferito che Mosca ha recentemente ricevuto il piano proposto dall'Italia per una soluzione pacifica del conflitto e che lo sta valutando.

 

 

«Siamo pronti a discutere di pace ma l'integrità territoriale è sacra e non può essere discussa», ha chiarito la viceministra degli Esteri ucraina, Emine Dzhaparova, nel corso di una «Lectio Magistralis» all'università Luiss. Intanto il fronte apparentemente compatto dell'apparato russo a favore della guerra in Ucraina ha cominciato a sgretolarsi. Boris Bondarev, consigliere russo delle Nazioni Unite si è dimesso tramite una lettera condivisa sui social dall'avvocato Hillel Neuer. «Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese», ha detto, descrivendo la decisione di invadere l'Ucraina «il crimine più grave contro il popolo russo» da parte di un gruppo dirigenziale che vuole «rimanere al potere per sempre». «Non tutti i diplomatici russi sono guerrafondai. Sono ragionevoli, ma devono tenere la bocca chiusa», ha detto poi Bondarev all'Associated Press.

 

 

Secondo il capo della direzione dell'intelligence presso il ministero della Difesa ucraino, Kyrylo Budanov, Putin sarebbe sfuggito a un tentativo di omicidio a febbraio, dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. «C'è stato un tentativo di assassinare Putin», ha affermato il funzionario, accusando soggetti provenienti dal Caucaso, «il tentativo è fallito ma è avvenuto davvero, circa due mesi fa».

 

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