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La flotta delle Ong sfrutta gli effetti della guerra in Ucraina: gli affaristi dell'immigrazione

Nicola De Felice - Ammiraglio di divisione (ris)
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La carenza di grano e la crisi economica causate dalla guerra in Ucraina sta attanagliando i principali paesi di origine e di transito esportatori di migranti clandestini. La situazione sulla sponda sud del Mediterraneo comincia a essere incontrollabile. In Egitto, Tunisia, Libia e in parte in Algeria la fame, la mancanza di materie prime dovuto al blocco delle navi russe e ucraine, ma anche alla chiusura di Shanghai per la nuova ondata pandemica e l'inflazione dovuta all'aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali americane ed europee, spingono a incrementare la migrazione della propria popolazione. A essa si sovrappone l'invasione di centinaia di migliaia di subsahariani, pronti a pagare il pizzo ai mercanti di esseri umani per essere portati sottobordo alle navi Ong. Le navi ONG norvegesi, tedesche, italiane e spagnole, lungi dal dirigersi in Mare Nero per recuperare i veri profughi ucraini da Odessa o dalle coste del Mare d'Azov, insistono furbescamente a stazionare prevalentemente nei porti siciliani, dandosi efficientemente il cambio di pattugliamento a poche miglia dalle coste libiche e tunisine.

 

 

In quella costa opera il più potente mercante di esseri umani, il libico Mohamed Salem Bahroun, appartenente al clan di Ibrahim Hnich, discepolo del terrorista Abou Oubayda El Zaoui, capo gruppo di appoggio armato fra Tripoli e Al Zawiyah, che mantiene il monopolio delle partenze dei clandestini e dello smercio di cocaina proveniente dall'Italia e tutto quello che si può contrabbandare, ivi incluse le armi. La nave ONG norvegese Ocean Viking ha appena dato il cambio alla sorella Geo Barents che ha imbarcato 470 «finti naufraghi a pagamento», ora in attesa del beneplacito del nostro Ministro dell'Interno Lamorgese per scaricare la propria mercanzia ad Augusta nonostante l'articolo 13 del Regolamento di Dublino le imponga di portarsela a casa sua. Ad Augusta troverà ormeggiata la tedesca Sea Watch 4 che, insieme all'altra teutonica e più famosa speronatrice di motovedette italiane Sea Watch 3 ha appena ricevuto il passaggio di consegne dall'altra tedesca Sea Eye 4, davanti a Trapani.

 

 

Le Ong germaniche sono finanziate con milioni di euro prevalentemente dalla Chiesa evangelica tedesca- quindi indirettamente dallo stesso Governo tedesco e gestite da fanatici veterocomunisti del partito di estrema sinistra Die Linke, ex partito marxista della Germania sovietica. L'altra nave Ong tedesca Resq People, in sosta a Siracusa, «sbocciata» dal progetto lanciato dall'ex pm Colombo, sembrerebbe pronta a muovere per metà giugno nonostante in affanno per mancanza di sostenitori se non, a parole, da parte dell'intellighenzia cattocomunista e radical chic del mondo dello spettacolo e della magistratura in pensione. L'italiana Mare Ionio, della quale l'Ong Mediterranean Human Savings è accusata di avere trasbordato migranti in cambio di denaro, è sui «cavi leggeri» a Mazzara del Vallo, sempre che le rinnovino i certificati di idoneità alla navigazione, in scadenza. L'altra nave battente bandiera tedesca, la Louise Michel, finanziata dal fantomatico milionario e street artist Bansky, è in sosta a Sagunto, in Spagna, nazione prescelta dalle Ong per eseguire le soste stagionali, con la promessa però di non portare clandestini in quei porti pena il pagamento di 900.000,00 euro di salatissima multa.

 

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