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Mali, tre italiani rapiti da uomini armati. Con loro anche un togolese

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Una coppia di italiani testimoni di Geova con il loro bambino sarebbero stati rapiti da un gruppo di uomini armati, insieme a una cittadina togolese, in Mali la sera del 19 maggio. Il sequestro sarebbe avvenuto a Sinzina, nel distretto di Koutiala, nel sud del Paese e a 400 chilometri dalla capitale della nazione africana, Bamako. La Farnesina ha reso noto che l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri sta compiendo le dovute verifiche e accertamenti. Il ministro Luigi Di Maio sta seguendo in prima persona l’evolversi della vicenda. Il sindaco di Sincina, Chaka Coulibaly, ha riferito all’Associated Press che un gruppo di uomini ha fatto irruzione in casa della coppia con il figlio. Sarebbero due missionari che, secondo altre fonti locali della piccola comunità cristiana del Mali, avrebbero voluto fondare una chiesa su quel territorio.

 

 

 

 

«Non abbiamo traccia di nostri fedeli in missione in quei luoghi. Forse potrebbe trattarsi di volontari», è quello che riferisce a LaPresse la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova, sentita in merito al rapimento. L’area è quella limitrofa al travagliato confine meridionale fra Mali e Burkina Faso, dove sono attive da tempo cellule di estremisti islamici nel Sahel che in più occasioni hanno rapito cittadini occidentali da utilizzare come ostaggi e merce di scambio per i riscatti. Nel 2017 una suora colombiana, suor Gloria Cecilia Narvaez, è stata rapita da militanti legati ad al-Qaeda a Karangasso, a circa 27 chilometri da dove sarebbe stata rapita la famiglia italiana. La suora fu poi rilasciata nel 2021 dopo aver trascorso più di quattro anni come ostaggio.

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