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Elezioni presidenziali, ballottaggio tra Macron e Le Pen: vota la Francia ma trema l'Italia

Paola Tommasi
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Urne aperte dalle 8 alle 20 in Francia per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Spoglio veloce al ballottaggio: già in serata sapremo se sarà confermato Emmanuel Macron, come prevedono i sondaggi, o se all'Eliseo entrerà per la prima volta una donna: Marine Le Pen. Tutta Europa col fiato sospeso: dai risultati di oggi dipenderanno anche il futuro dell'Unione e i relativi rapporti con le altre potenze mondiali: Stati Uniti, Russia e Cina in particolare. Ma come cambieranno gli equilibri pure in Italia a seconda che la spunti l'uno o l'altra candidata? A Mario Draghi paradossalmente converrebbe che a vincere le presidenziali francesi di oggi fosse Marine Le Pen.

Al contrario, dalla vittoria di Emmanuel Macron, uscirebbe rafforzato il segretario del Pd Enrico Letta. Nel primo caso, con le cancellerie europee nel panico, Draghi potrebbe finalmente ergersi a paladino d'Europa: dopo aver già salvato la moneta unica nel 2012, la sua missione da domani diventerebbe salvare l'intero Vecchio Continente, a maggior ragione con la guerra in corso in Ucraina, dove la sua annunciata visita assumerebbe un significato di ben più ampia portata. Non è una coincidenza, infatti, che non sia stata organizzata prima.

In caso di conferma di Macron, invece, il presidente del Consiglio italiano rischia, da un lato, di diventare ancora più schiavo del Partito Democratico, dall'altro, di finire ancora più sotto scacco della Lega. Ne uscirebbe perfino delegittimato in Europa, in confronto a un Presidente francese con un'intera legislatura davanti, cinque anni rispetto ai dieci mesi, bene che vada, rimasti a Draghi, e soprattutto votato dai cittadini. I contatti francesi di Enrico Letta, derivanti prevalentemente, ma non solo, dall'università Sciences Po dove ha insegnato negli anni di esilio più o meno forzato dalla politica, dal Parlamento e dall'Italia, portano tutti ad ambienti vicini a Macron mentre sono pari a zero le sue relazioni con il mondo di Marine Le Pen.

Dal canto suo, una sconfitta di quest' ultima suonerebbe come una sconfitta anche per Matteo Salvini che mai ha dimenticato quanto l'amica d'oltralpe gli sia stata, appunto, amica negli anni in cui erano entrambi deputati a Bruxelles, vale a dire gli anni in cui lui era, prima, semplice europarlamentare, poi ha preso in mano la Lega e ne ha portato i consensi dal minimo al massimo storico, senza mai allontanarsi né nei periodi di successo né in quelli più bui di entrambi.

Il leader del Carroccio potrebbe quindi inasprire i toni della campagna elettorale, ormai di fatto cominciata, con il suo partito a questo punto più di lotta che di governo, con conseguente stress per Draghi che rischierebbe di non portare a termine le riforme del fisco, della giustizia e della concorrenza, vedendo così compromesso l'intero Piano di ripresa e resilienza e in bilico i relativi finanziamenti, per i quali ha garantito in Europa con il proprio nome e la propria reputazione. Il risultato delle elezioni francesi sarà invece irrilevante per Giuseppe Conte, che non si è schierato né con l'uno né con l'altra candidata, come irrilevante è ormai il suo Movimento 5 Stelle nel panorama politico italiano.

Di converso, Matteo Renzi proverà in tutti i modi a rivendicare una vittoria di Macron, fosse anche solo per le maniche di camicia arrotolate che lo accomunano al Presidente francese, ma dovrà prendere atto che il dividendo maggiore arriverà al suo eterno nemico Enrico del Pd. Così come dalla conferma di Macron potrà beneficiare a livello di consensi Forza Italia, i cui rappresentanti al governo lo hanno sostenuto con dichiarazioni pubbliche esplicite. Ed è infatti già partita la corsa a definirlo più di centrodestra che di centrosinistra, come accadde anche proprio con Draghi nei primi mesi del suo mandato, quando era ancora «Super Mario».

Diversamente da quanto ci si aspetti, infine, anche a Giorgia Meloni converrebbe la vittoria di Macron rispetto a Le Pen, un cui trionfo la coinvolgerebbe invece in un delirio antisovranista da cui a meno di un anno dalle elezioni è meglio rimanere fuori.

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