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La minaccia nucleare fa scattare il Pentagono: "Parole pericolose". Dal portavoce di Putin "imbarazzo" per il pantano ucraino

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Escalation o messaggi da guerra fredda? Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha definito «pericolose» le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ieri, in un’intervista alla Cnn, non ha escluso l’utilizzo dell’arma nucleare qualora la Russia affrontasse una minaccia «esistenziale». «Non è il modo in cui una potenza nucleare responsabile dovrebbe comportarsi», ha dichiarato il portavoce ai cronisti. I funzionari del Pentagono, ha rassicurato Kirby, «non hanno registrato nulla che ci possa condurre a concludere che abbiamo bisogno di modificare la nostra posizione di deterrenza strategica».

 

Mentre comincia il ventottesimo giorno di guerra tra Russia e Ucraina, hanno ampia eco sulle pagine dei quotidiani internazionali le parole pronunciate ieri in un’intervista alla Cnn da Peskov, secondo il quale la Russia utilizzerà armi nucleari solo «se la sua stessa esistenza fosse minacciata». Si tratta di parole che secondo più di un analista non riescono a non tradire l’imbarazzo per una situazione - quella dell’invasione dell’Ucraina - che per Mosca sembra trasformarsi ogni giorno di più in un pantano e non certo nella «marcia trionfale» che forse qualcuno nell’establishment creata da Putin aveva immaginato. Ed anche se Peskov ha ribadito che la tempistica dell’«operazione militare speciale» è comunque rispettata, ciò che si evince dall’osservazione sul campo fa intendere il contrario. Le forze russe sembrano infatti immobilizzate al nord, in particolare intorno a Kiev, mentre contingenti potenti si concentrano al sud cercando di espugnare città chiave come Odessa e Mariupol.

 

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ieri ha ricevuto la standing ovation del parlamento italiano, ha accusato gli invasori di mettere in atto la strategia della distruzione totale, sul modello Aleppo. Le immagini (e le testimonianze) che giungono da Mariupol sembrano confermarlo: la città è diventata, in pochi giorni, un terribile teatro di guerra. Ieri due «bombe superpotenti» sono state sparate contro la città portuale radendo al suolo vaste aree civili.

 

In 200mila sono ancora bloccati senza elettricità, riscaldamento, acqua e cibo, nonostante ieri fossero stati annunciati tre corridoi umanitari. Proprio sul destino dei civili sembra però giocarsi il destino di una guerra che sta diventando sempre più sporca, tanto che Zelensky ha accusato i russi di aver sequestrato un convoglio umanitario. Il presidente ha affermato che più di 7.000 persone sono fuggite solo nelle ultime 24 ore, ma un gruppo che viaggiava lungo una rotta umanitaria concordata a ovest della città sarebbe stato catturato dagli occupanti. Per quanto riguarda i negoziati con la Russia, Zelensky ha affermato che tali faccia a faccia sono «difficili, a volte scandalosi, ma stiamo andando avanti passo dopo passo».

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