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Via le onorificenze agli amici di Putin. Chi sono gli oligarchi premiati dall'Italia

Valeria Di Corrado
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Dopo averli premiati con le più alte onorificenze dello Stato Italiano, il Governo vuole togliere le medaglie agli oligarchi russi. Su indicazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stata convocata una commissione ad hoc per esaminare tutte le onorificenze dell’Ordine della Stella d’Italia concesse negli ultimi anni a imprenditori, manager e alti dirigenti pubblici della Russia. Al termine di un’istruttoria, che dovrà vagliare ragioni di opportunità, si procederà con l’iter per l’eventuale revoca delle medaglie. 

 

Nelle scorse settimane sarebbero già state revocate le onorificenze concesse ad alcuni cittadini russi colpiti dalle sanzioni dell’Unione europea e ai membri del governo della Federazione russa. Il caso è diventato prioritario e spinoso per la Farnesina, dopo le esternazioni di sabato scorso di Aleksj Paramonov, il direttore del dipartimento Europa del ministero degli Esteri russo. In un’intervista all’agenzia di stampa russa Ria Novosti, l’alto funzionario aveva minacciato l’Italia di «conseguenze irreversibili» nel caso di nuove sanzioni.

Paramonov è stato premiato ben due volte: nel 2018 come Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiane e nel 2020 come Commendatore della Stella d’Italia. Se per la seconda onorificenza non dovrebbero esserci grosse difficoltà nella revoca, per la prima medaglia (quella di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana) ottenuta dall’ex console della Russia a Milano, il percorso di stop nasconde alcune difficoltà. Dovrà essere palazzo Chigi, infatti, ad avviare l’eventuale istruttoria per metterla in discussione.

Al termine dell’esame la proposta di revoca dovrà essere recapitata all’interessato che, secondo una norma del 1951, ha il diritto di difendersi, aprendo quindi il contraddittorio. Senza questo passaggio, di fatto, l’iter si blocca e la pratica resta, in sostanza, dormiente. 

 

 

Lo stesso accade anche per eventuali decessi nel corso dell’esame. Caso emblematico quello di Broz Tito Josip, presidente della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, e conosciuto come il sanguinario «maresciallo Tito» che fu insignito della medaglia di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana nel marzo del 1970. Molte le voci che si sono alzate per revocare l’onorificenza al maresciallo, soprattutto dopo il 2004 quando fu istituito in Italia il «Giorno del Ricordo» in memoria delle vittime delle Foibe, ma Tito era già morto nel 1980. Un intoppo burocratico che potrebbe coinvolgere anche la pratica di Paramonov che - benché in vita - potrebbe decidere di non difendersi e quindi bloccarne l’iter. L’unica possibilità è quella che la presidenza del Consiglio modifichi la norma del 1951, aprendo anche, a questo punto, il paradosso della cavalierato a Tito.

 

Anche gli oligarchi Alisher Usmanov, Dmitry Peskov e Igor Sechin sono stati insigniti di questa particolare medaglia «al merito della Repubblica Italiana», che necessita di un percorso di revoca più lungo e gravoso. Tutti e tre sono stati nominati Commendatori tra il 2016 e il 2017, tutti e tre sono inseriti nella lista dei sanzionati dall’Unione europea che conta ormai 893 nomi di russi e bielorussi, considerati sostenitori politici ed economici di Putin.

A Usmanov la Finanza ha congelato venerdì scorso 6 veicoli societari, italiani ed esteri, con in pancia beni immobili e mobili (tra cui auto di lusso) per un valore complessivo stimato in 66 milioni di euro. Al magnate 69enne, era già stata congelata dai finanzieri lo scorso 5 marzo una villa sul golfo del Pevero ad Arzachena, in Sardegna, del valore di circa 17 milioni di euro, dopo essere stato incluso nella black-list lo scorso 28 febbraio. A Sechin, invece, le autorità francesi hanno requisito lo yacht "Amore vero" fermo in un cantiere di La Ciotat, vicino a Marsiglia.

 

Nel 2018 è stato nominato Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia anche Andrey Melnichenko, principale azionista del colosso dei fertilizzanti EuroChem e dell’impresa carbonifera Suek. Dopo essere finito nella lista nera degli oligarchi, il 9 marzo scorso, la Finanza gli ha congelato Sailing Yacht A, la più grande barca a vela a motore del mondo. È in un cantiere dell’arsenale di Trieste e vale mezzo miliardo.

Solo due anni fa, il 27 gennaio 2020, nel salone delle cerimonie di Villa Berg di Mosca, sede dell'Ambasciata italiana nella Federazione Russa dal 1924, l'ambasciatore Pasquale Terracciano aveva conferito il titolo di Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia a Dmitry Konov per aver «contribuito allo straordinario aumento della collaborazione tra il colosso petrolchimico russo e le aziende italiane, sia a livello commerciale, sia a livello di partnership industriali». Il presidente del consiglio di amministrazione di Sibur Holding, la più grande società petrolchimica integrata della Russia, dal 9 marzo però è nell'elenco dei sanzionati dall'Unione europea.

A creare imbarazzo al Governo italiano c'è anche la medaglia come Cavaliere di gran croce della Stella d'Italia conferita nel 2020 all'attuale Primo ministro russo Mikhail Mishustin, inserito nella black listi il 25 febbraio scorso, all'indomani dell'invasione militare dell'Ucraina.

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