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Vladimir Putin allo stadio di Mosca, tutti con la Z cucita sulla giacca: cosa c'è dietro al simbolo russo

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Uno stadio pieno che canta, balla e sventola bandiere e al centro della scena Vladimir Putin. Al "Luzhniki" di Mosca davanti a 90mila persone all'interno e oltre 100mila all'esterno, almeno secondo i media russi, il capo del Cremlino interviene in presenza in occasione dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea. Sulle giacche dei conduttori la «Z», in segno di supporto alle truppe impegnate in Ucraina.

Lo zar con il giaccone blu è stato a lungo acclamato al termine del suo breve discorso. Dietro di lui un coro ha iniziato a cantare tra applausi e fuochi di artificio per dimostrare un popolo felice e orgoglioso dell'operazione in corso in Ucraina tant'è che la gente sventolava lo striscione con la lettera "Z "ripetendo in coro "Per Putin!" La Z è la lettera già vista sui veicoli militari russi in Ucraina e secondo il ministero della Difesa russo, sta per "Za pobedu", cioè "Per la vittoria": la lettera caratterizza anche un numero sempre più ampio di automobili in Russia.

Le parole di Putin nel corso dello show non sono per nulla concilianti. "L'operazione militare speciale è stata lanciata per evitare il genocidio dei russi" nel Donbass, dice a chiare lettere rivendicando le sue scelte. Putin appare sicuro nell'arringare la folla. "Sappiamo cosa deve essere fatto e come farlo. E sicuramente attueremo tutti i piani", aggiunge lodando la Crimea che "voleva avere un destino comune con la sua patria storica" e ha "sbarrato" la strada "ai neonazisti".

La narrazione è quella classica della guerra. Dalla lode "all'eroismo" dei soldati che "spalla a spalla si sostengono a vicenda" all'unità all'interno del Paese "che da tempo non si vedeva". C'è spazio pure per una citazione della Bibbia. "Non c'è amore più grande che donare la propria anima per i propri amici. Questo è un valore universale per tutte le confessioni in Russia e in particolare per il nostro popolo", argomenta ancora.

Il leader di Mosca insomma, come commenta con LaPresse il presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti, non varia "di una virgola" la sua narrazione rispetto al primo giorno. E soprattutto non concede "il minimo accenno di un'apertura al dialogo". Secondo l'esperto la sintesi del discorso di Putin è "io sono la Russia", e su questo sentiero si inserisce la citazione religiosa. "Non a caso uno dei suoi principali alleati è il Patriarca Kirill, e quando 'Dio lo vuole' tutto è permesso....".

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