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Ucraina, Biden blocca il petrolio dalla Russia. Zelensky apre all'accordo: possibile compromesso su Donbass

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Gli Stati Uniti hanno stretto la morsa delle sanzioni attorno alla Russia. Il presidente Usa Joe Biden ha annunciato il divieto di importazione di gas e petrolio da Mosca. La mossa è stata seguita dal Regno Unito che eliminerà gradualmente l'importazione di prodotti petroliferi entro fine anno. Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha aperto a un possibile compromesso - non a una resa - sul futuro del Donbass e della Crimea. Ma ha avvertito, parlando alla Camera dei Comuni britannica, che Kiev continuerà a combattere fino alla fine e non cederà.

Ieri sono proseguite le accuse reciproche tra Ucraina e Russia. Il ministero degli Esteri di Kiev ha incolpato le forze russe di aver bombardato il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol. E i media locali hanno riferito che il corridoio da Sumy è stato interrotto nel pomeriggio per bombardamenti. Tre persone sono state uccise e tre bambini sono rimasti feriti nell'esplosione di una mina antiuomo nella regione di Chernihiv, a nord di Kiev. Secondo i dati dell'Onu dall'inizio dell'invasione russa sono morti 474 civili e altri 861 sono rimasti feriti. Il presidente Zelensky ha parlato di oltre 50 bambini uccisi. I rifugiati hanno superato quota 2 milioni. Mentre l'Unicef ha riferito di oltre 1 milione di bambini fuggiti dal Paese in due settimane.

L'Ucraina "non sarà mai una vittoria per Putin, potrà conquistare alcune città ma non l'intero paese", ha affermato Joe Biden annunciando il divieto dell'import di energia dalla Russia. "Stiamo mettendo in atto il pacchetto di sanzioni più duro della storia", che ha già "fatto vacillare l'economia russa", ha aggiunto il presidente sottolineando che "ora un rublo vale meno di un penny statunitense". Ma le sanzioni stanno comportando costi anche per gli statunitensi con l'aumento del prezzo della benzina. E Biden ha promesso di fare il possibile per limitare l'impatto delle misure sulla popolazione e ha avvertito le società di non approfittare della crisi per aumentare i prezzi a dismisura.

Il presidente Zelensky ha continuato a chiedere di aumentare l'aiuto all'Ucraina, anche militare, e di incrementare le sanzioni contro la Russia che andrebbe dichiarato uno "stato terrorista". "Non cederemo e combatteremo fino alla fine a qualsiasi costo", ma "abbiamo bisogno del vostro aiuto", ha detto il leader rivolgendosi alla Camera dei Comuni britannica che gli ha riservato una standing ovation. "Fate in modo che i nostri cieli siano sicuri", ha aggiunto, ribadendo la richiesta di istituire una no fly zone sul Paese. Misura che la Nato non vuole adottare per evitare che la guerra si allarghi. "Abbiamo la responsabilità che non ci sia un'escalation del conflitto" e che questo non "esca fuori dai confini dell'Ucraina", altrimenti la situazione andrebbe "fuori controllo", ha detto il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, parlando al termine dell'incontro con il presidente della Lettonia Egils Levits.

Uno scenario, quello della terza guerra mondiale, che è stato invece evocato da Zelensky in un'intervista alla Abc. "Questa guerra non finirà solo così. Quello che sta accadendo scatenerà la guerra mondiale", ha detto il leader, accusando il presidente russo Vladimir Putin di essere un criminale di guerra.

Intanto sono proseguiti i contatti tra i capi di Stato e di governo mondiali. In mattinata il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto un vertice in video con il presidente cinese Xi Jinping che ha chiesto la "massima moderazione", definendo la situazione preoccupante. Xi ha inoltre contestato le sanzioni imposte dalla Russia bollandole come "dannose per tutti", e ha chiesto di "ridurne l'impatto". Il premier israeliano Naftali Bennett ha invece avuto colloqui telefonici sia con Putin che con Zelensky riguardanti l'andamento dei negoziati. Il Segretario di stato vaticano Pietro Parolin ha sentito il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov riferendogli la disponibilità della Santa Sede "a fare di tutto per la pace".

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