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85 milioni di morti in 45 minuti: ad Otto e mezzo Massimo Giannini rivela la catastrofe della guerra nucleare

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Gli Stati Uniti hanno deciso di chiudere i rapporti sul petrolio con la Russia. La decisione di Joe Biden, annunciata nel pomeriggio, è il tema su cui si concentra Lilli Gruber nella puntata dell’8 marzo di Otto e mezzo, talk show di La7, che vede Massimo Giannini, direttore de La Stampa, come ospite in studio. Il giornalista del quotidiano piemontese analizza il tema sanzioni: “Gli Usa hanno raggiunto da un anno l’autosufficienza energetica grazie a grandi investimenti sul gas. È un gesto importante dal punto di vista simbolico, ma purtroppo, come buona parte delle sanzioni avviate fino ad ora, fanno male ma fino ad un certo punto, sia a Putin, sia ai suoi oligarchi, sia al sistema economico russo nel suo complesso. La vera arma importante che noi potremmo usare, non bellica, ma economica, riguarda l’energia. Le sanzioni sì, ma non quelle finanziarie, che non hanno fermato Vladimir Putin. La guerra va avanti come e peggio di prima. L’unica cosa che potremmo fare è bloccare le forniture energetiche, questo sì. Scholz ha detto che non lo si può fare, l’Italia dipende per il 45%, la Germania per il 49%. Facciamo sanzioni e poi come Unione Europea stacchiamo ogni giorno un assegno da 1 miliardo, 1 miliardo e 300 milioni a Putin per le forniture di gas, con le quali lui si paga la guerra. È un vicolo cieco”.

 

 

“La guerra - prosegue Giannini - non la vogliamo fare, ed è giusto. Oggi c’è stata una simulazione dell’università di Princeton che sembrava un videogame, ma era una tragedia immane. Dimostra che si attivasse le armi nucleari, nei primi 45 minuti di conflitto, sulla base dell’uso di armi tattiche e non tattiche, avremmo 85 milioni di morti. In soli 45 minuti. La guerra non la vogliamo, ma le sanzioni non fanno effetto se non aggrediamo il tema dell’energia. Dobbiamo chiedere a noi stessi se siamo pronti ad affrontare un inverno al freddo senza accendere gas e riscaldamenti. Altre vie oltre a quella del negoziato non se ne vedono”. “Siamo all’alternativa del diavolo purtroppo” chiude il discorso il direttore de La Stampa.

 

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