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Il presidente di Confindustria Ucraina: "Noi imprenditori italiani non fuggiamo dalla guerra e dalle bombe"

Dario Martini
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«La maggior parte degli imprenditori italiani sono in Ucraina, questa è una caratteristica dell'imprenditoria italiana, non si abbandona mai la barca fino a che non va a fondo completamente». Marco Toson, presidente di Confindustria Ucraina, lavora Kiev e nel resto del paese da molti anni. È la sua seconda casa. Imprenditore attivo nel settore delle costruzioni, ha lavorato alla realizzazione dello stadio dello Shakhtar Donetsk. Pochi meglio di lui possono raccontarci le conseguenze della guerra portata dai russi. L'Italia ha importanti interessi economici in Ucraina. Le esportazioni nell'ultimo anno sono raddoppiate e hanno raggiunto i due miliardi di euro. Adesso, le ripercussioni saranno disastrose. Tanto che ci sono già associazioni di industriali che stanno mettendo in piedi delle task force per fornire supporto a distanza alle nostre imprese travolte dall'invasione. Come Unindustria Reggio Emilia, che grazie alla vicepresidente Giorgia Iasoni, è stata la prima a fornire questo tipo di supporto.

Presidente Toson, lei ora dove si trova?
«Io sono rientrato in Italia pochi giorni fa. Poi c'è stata l'invasione russa. Avevo il biglietto di ritorno già prenotato, ma proprio quando dovevo partire hanno interdetto lo spazio aereo. Sono in contatto costante con chi è rimasto là».

 

 

Cosa state facendo per gli imprenditori in Ucraina?
«Nell'ultima settimana avevamo messo in piedi un centro d'emergenza, perché i presagi di guerra erano già molto elevati. Abbiamo una task force lì a Kiev e una in Italia. Nella nostra sede nel centro della capitale, vicino all'hotel Intercontinental, sono rimaste cinque persone che si danno da fare per fornire supporto. Ovviamente a momenti alterni. Questa notte c'è stata una serie di bombardamenti, quindi si sono trasferiti nei bunker».

Quanti sono gli imprenditori e le aziende italiane?
«Le nostre imprese con stabilimenti importanti in Ucraina sono 110 con circa 500 italiani che hanno scelto di rimanere. Poi ci sono altri imprenditori impegnati in altri settori, dalla ristorazione al commercio. La maggior parte dei dipendenti sono già andati in Italia la settimana scorsa. Altri cercano di raggiungere la Polonia. Ma ci sono molti responsabili d'azienda rimasti. Secondo i dati dell'ambasciata italiana ci sono circa duemila italiani, circa 500 legati alle imprese. Si trovano in tutte le città, non solo Kiev, ma anche Odessa, Kharkov, Sumy, Leopoli. C'è un'impresa emiliana delle ceramiche che ha lo stabilimento proprio a Sloviansk, ai confini con il Donbass. È rimasto solo il direttore che però si è spostato ad ovest».

Quali sono i settori dell'industria italiana più colpiti?
«La meccanica agricola, quella industriale, le produzioni tessili. Ci sono grossi nomi. Dainese, Intimissimi, Electrolux, Maschio Gaspardo, Danieli».

 

 

Avete già fatto una stima dei danni?
«È difficilissimo fare previsioni di quanto perderemo. Ho sentito il presidente di Confindustria Bonomi e prepareremo un documento congiunto da portare al Ministero affinché possa quantificare i danni reali. Nell'ultimo anno abbiamo avuto un raddoppio delle esportazioni. Siamo a circa due miliardi di euro di esportazioni, in Russia a sei miliardi. Abbiamo molte aziende che lavorano sia in Ucraina che in Russia. Parlavo poco fa con la persona di riferimento di Aperol Campari, loro sono con la base specifica a Mosca, ma dopo il 2014 hanno creato una base operativa a Kiev. Nel 2021 hanno avuto un più 30% nelle esportazioni. Ora dobbiamo vedere quale sarà la ricaduta».

In cosa è ricca l'Ucraina?
«Tanta gente scopre l'Ucraina solo oggi. Per dare un'idea, il Donbass è la regione più ricca del paese, sia a livello minerario che di industrie. L'Ucraina ha materie prime importanti (bauxite, litio, carbone) ma è soprattutto un grande trasformatore. I cinesi, ad esempio, stanno cercando di acquisire delle miniere di litio per le batterie. È un paese molto appetibile».

Voi imprenditori siete favorevoli all'estromissione della Russia dal sistema dei pagamenti Swift?
«Per noi sarebbe un danno enorme. Ma, d'altra parte, o c'è una presa di posizione forte, oppure questa follia che ha messo in piedi Putin avrà uno strascico temporale molto più lungo e molto più devastante. Se esitiamo su decisioni forti ci porteremo dietro a lungo questa crisi. In Ucraina sarà difficilissimo continuare a lavorare se dovesse prendere il potere Putin. Perché, ci sarebbero un milione di ucraini favorevoli alle Russia e altri 44 milioni contrari. È dalle 4 di questa mattina che ricevo telefonate di ucraini residenti in Italia che vogliono partire per combattere».

 

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