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Comunisti? Sì, all'inferno. La Cina conferma che odia ancora la libertà

Antonio Siberia
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Quel liberale americano e indomito di Ronald Reagan, il presidente Usa che ha sconfitto l’Unione Sovietica insieme a Papa Wojtyla, ripeteva spesso una frase: «Come si definisce un comunista? Beh, è qualcuno che legge Marx e Lenin. Come si definisce un anticomunista? È qualcuno che capisce Marx e Lenin». Tralasciando le letture, una cosa è certa: il comunismo, anche mettendolo al plurale - i comunismi - resta una visione del Mondo che si fotte le libertà. Una considerazione necessaria dopo aver ascoltato le conclusioni del VI Plenum del Partito comunista cinese che, in pompa magna, ha annunciato «una risoluzione storica», presentata nientemeno che dal presidente Xi Jinping. Tenetevi forte, perché il leader comunista di Pechino ha raccontato un «socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, quella del marxismo cinese contemporaneo, il marxismo del XXI secolo e l’essenza della cultura e dello spirito cinesi». La questione è sempre la stessa: i diritti individuali subordinati agli interessi collettivi. Una liquidazione della democrazia in nome del popolo imbrigliato.

 

 

I comunisti cinesi al Plenum hanno pure sottolineato che continueranno «a realizzare, salvaguardare e sviluppare gli interessi fondamentali della stragrande maggioranza del popolo ed a unire e guidare il popolo cinese di tutte le etnie e gruppi nella lotta per una vita migliore». Trattasi ora di stabilire i canoni di una vita migliore, partendo dalla domanda delle domande: può esserci una vita migliore senza libertà? No. Non può esserci. Siamo alle solite. Al gattopardo tragico dell’ideologia e del potere: tutto cambi (in apparenza) perché nulla cambi (in realtà). Questa è in fondo la soap tragica del comunismo realizzato: una telenovela dove i ruoli non mutano mai.

 

 

I burocrati del partito comandano ed i cittadini obbediscono. Una soap che in troppi - in Occidente - continuano ad applaudire standosene appollaiati nelle loro poltrone di cittadini liberi. Provare a svegliarli è una fatica dura ma forse, ancora una volta, le parole di Ronald Reagan potrebbero esser d’aiuto: «Dicono che ci sono solo due posti dove il comunismo funzioni: in cielo, dove non ne hanno bisogno e all’inferno, dove già ce l’hanno». Anche per questo, viva il purgatorio.

 

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