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Pechino ripiomba nell'incubo coronavirus: sotto accusa il salmone norvegese

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Mentre riaprono i confini nell'Unione europea, dopo tre mesi dal lockdown causato dalla pandemia del coronavirus, la Cina ripiomba nell'incubo. Oggi a Pechino, alle prese con un nuovo focolaio legato a un mercato di carne e vegetali, è stato cancellato oltre il 60% dei voli commerciali ed è salito il livello di allerta.

Secondo il sito web del Global Times, quotidiano ufficiale del Partito comunista, a partire dalle 9 di oggi, sono stati lasciati a terra 1.255 aerei da e per i due principali aeroporti della capitale. Pechino ha adottato una serie di misure per limitare i viaggi dentro e fuori la città, in particolare tra quelli provenienti da distretti in cui sono stati individuati nuovi casi.

Intanto nella capitale cinese, che aveva essenzialmente sradicato i contagi locali, scatta la psicosi contro il salmone. Nel mercato di Xinfadi, quello dove è emerso il nuovo focolaio di coronavirus, tracce di Sars-CoV-2 sono state trovate su un banco su cui si tagliava il salmone. I supermercati di Pechino lo hanno fatto sparire dagli scaffali, buttando intere confezioni di salmone norvegese affumicato nella spazzatura. Alcuni ristoranti lo hanno tolto dal menù. L'ipotesi agli occhi degli esperti appare poco scientifica ma le autorità hanno deciso di sospendere le importazioni di salmone dall'estero, come hanno confermato alcuni dei maggiori produttori norvegesi.

Migliaia di persone si sono allineate davanti agli ospedali per sottoporsi al test. Sospesi, di conseguenza, i piani di riaprire alcune scuole primarie e revocato l'allentamento di alcune misure d'isolamento sociale.

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