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Scandalo Facebook, il social conosce anche sms e telefonate. Ecco cosa rischia Zuckerberg negli Usa

In borsa il titolo continua a scendere sempre più in basso

Alessandro Perrone
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Facebook è nei guai. Guai grossi, che diventano sempre più grandi ogni giorno che passa, nonostante i timidi tentativi di Mark Zuckerberg, CEO e fondatore del social network, di arginare le polemiche. Tutto è iniziato sulle pagine del Guardian e del New York Times con lo scandalo legato a Cambridge Analytica, la società inglese che ha raccolto i dati di 50 milioni di utenti sfruttando delle falle nel regolamento di Facebook, ma i problemi non finiscono qui. Con il passare dei giorni emergono sempre più accuse riguardo la gestione dei dati degli utenti da parte del social, mentre in borsa il titolo non fa che scendere sempre più in basso. L'ultima è arrivata ieri sulla scrivania di Zuckerberg. Oltre alla prima class action già partita negli Stati Uniti, ora ci si mette anche la Federal Trade Commission, l'antitrust americano, che ha aperto un'indagine per chiarire meglio come e perché i dati di milioni di utenti siano finiti nelle mani sbagliate e se Facebook abbia o meno delle responsabilità nella faccenda. Già nel 2011 la Ftc si era interessata alla gestione dei dati degli utenti, contestando al social di non rispettare la privacy dei suoi iscritti e toccando alcuni argomenti, come la condivisione dei dati dalle applicazioni interne a Facebook, che stanno alla base delle accuse mosse in questi giorni. Nel 2011 si arrivò a un accordo che impegnava Facebook a trattare in modo più trasparente i dati, rispettando le preferenze degli utenti su cosa può essere visibile a tutti e cosa deve rimanere privato. Lo stesso accordo stabiliva che per ogni futura violazione Facebook avrebbe pagato 40 mila dollari di multa, che moltiplicato per 50 milioni di utenti diventerebbe un problema enorme per l'azienda. Mentre ieri il titolo del social network faceva un altro tonfo in borsa, un articolo di Ars Technica, portale specializzato in tecnologia, dopo alcune segnalazioni, ha lanciato un'altra pesante accusa verso Facebook. Scaricando l'archivio di tutti i dati raccolti dal social su dispositivi Android, si è scoperto che tramite le app di Messenger e Facebook Lite vengono schedate anche le chiamate e gli sms effettuati e ricevuti dallo smartphone, comprese informazioni su durata, data e destinatario. Facebook si è difeso in un post sul blog degli sviluppatori, ribadendo che l'opzione che permette alle applicazioni di raccogliere i log delle chiamate e degli sms è facoltativa e disattivabile, che lo scopo della funzionalità è quello di migliorare l'esperienza su Facebook e che quei dati non verranno mai venduti a nessuno. Ma fino al 2016, per colpa di Android, quest'opzione era ben nascosta nella schermata di installazione dell'app e solo dopo è divenuta più visibile al primo accesso nell'applicazione. Se all'epoca abbiamo dato il consenso, magari involontariamente, la raccolta dati è rimasta attiva e bisogna disattivarla manualmente. Nel frattempo, anche per calmare le acque e magari spostare i riflettori, è arrivato un nuovo aggiornamento dell'algoritmo che decide cosa appare sulla nostra bacheca. Da ora in poi Facebook mostrerà più contenuti legati alla località in cui viviamo creati da fonti vicine al territorio. Da una parte si favorisce un'esperienza più vicina alla quotidianità mentre dall'altra potrebbe diventare ancora più difficile per alcune pagine raggiungere molti utenti. La vera incognita rimane però l'impatto che questa modifica avrà nella gestione delle notizie, un altro dei tanti talloni d'Achille di Facebook.

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