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Le mani di Elkann sulla sanità del Lazio con investimenti miliardari

Filippo Caleri
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È la sanità il business sul quale punta sempre di più Exor, la cassaforte degli eredi della dinastia Agnelli, con investimenti nel 2022 pari a un miliardo. Risorse cospicue ottenute in gran parte dalla vendita (chiusa lo scorso anno) della PartnerRe, la società di riassicurazione globale, alla francese Covea. Un impegno, quello nel comparto medico, annunciato lo scorso 30 novembre dall’ad, John Elkann, durante l’incontro con la stampa in occasione dell’Investor Day. Con la cessione della compagnia assicurativa in cassa erano entrati circa dieci miliardi e il nipote dell’Avvocato aveva spiegato: «Prevediamo di utilizzare 500 milioni per un buy back e di ridurre il debito da 4,5 a 4 miliardi a fine 2022. Restano 9 miliardi di euro che investiremo nei settori di maggiore interesse: sanità, lusso e tecnologia». Detto e fatto. Nella lettera agli azionisti in occasione della presentazione del bilancio 2022, l’erede di Gianni Agnelli, ha illustrato gli ultimi passi nella strategia di diversificazione della holding rispetto ai business tradizionali. Elkann ha spiegato che «dopo il lusso, l’obiettivo è ora la sanità, settore strategico sul quale Exor ha investito nel 2022 quasi un miliardo». Ne restano dunque almeno altri otto in portafoglio per occupare un comparto nel quale si concentreranno risorse pubbliche cospicue nei prossimi anni. L’assunto del capoazienda è chiaro. Nelle comunicazioni ai soci ha spiegato che «in un mondo con una popolazione che cresce e diventa più longeva, si avverte sempre più l’esigenza di ridurre i costi e migliorare la qualità dei sistemi sanitari, creando interessanti opportunità di impiego del capitale». «Negli ultimi vent’anni – ha sottolineato – tutti i sottosettori sanitari hanno sovraperformato l’indice Msci World in termini di rendimenti totali annualizzati». Investire nell’industria della sanità insomma assicura profitto.

 

 

E a riprova dell’interesse crescente lo scorso anno Exor ha messo in pancia due importanti acquisizioni. Alla fine di aprile ha, infatti, rilevato il 44,7% di Lifenet Healtcare attraverso un aumento di capitale riservato da 67 milioni. La società è guidata da Nicola Bedin che, dal 2005 al 2017, è stato alla guida del gruppo ospedaliero San Donato, gigante leader della sanità privata italiana e titolare dell’ospedale San Raffaele di Milano. Nel 2018 però Bedin ha lasciato la carica di ad del San Donato per fondare l’azienda specializzata in servizi ospedalieri nella quale è entrata Exor. Si tratta di una holding che ha in organico oltre 1.500 dipendenti e che gestisce una decina di strutture, tra ospedali e grandi ambulatori, in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio. E proprio in quest’ultima regione l’attivismo è elevato. Nel gennaio scorso Lifenet ha perfezionato l’acquisizione del 100% della Casa di Cura Città di Aprilia. Una struttura fondata nel 1960 dalla famiglia Sirri nell’omonimo comune, e che oggi è un ospedale privato accreditato con il Servizio sanitario nazionale, dotato di un Pronto Soccorso che conta circa 30mila accessi all’anno. Un gioiello che si aggiunge all’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale già tra le proprietà del gruppo guidato da Bedin e acquisito nel 2021. Anche questa struttura, fondata negli anni ’60 dal Beato Giacomo Alberione, è un nosocomio accreditato con il Ssn con circa 200 posti letto con oltre 360 tra medici, tecnici, infermieri, amministrativi e personale specializzato. La strategia di crescita nel Lazio è dunque acclarata.

 

 

Nell’annunciare la nuova acquisizione Bedin non ha celato la volontà di mettere radici profonde nella regione: «La Casa di Cura Città di Aprilia è una realtà di grande importanza per il territorio, costituita da persone di spiccata qualità, sia in ambito medico che non medico. Siamo molto motivati a impegnarci, con passione e metodo, per una nuova fase di questa storica struttura». Una discesa in forze dunque verso il centro Italia perché tra gli asset societari figurano oltre alle due strutture nel Lazio, le Piccole Figlie Hospital di Parma, il Centro Medico Lazzaro Spallanzani di Reggio Emilia e il Centro Medico Diagnostico (CeMeDi) di Torino. E non è finita. A conferma che l’espansione degli interessi nel settore medicale non è temporanea va citato il secondo grande affare chiuso nel 2022. Circa due mesi dopo l’ingresso in Lifenet, il primo luglio 2022, Exor ha siglato una partnership «di lungo termine» con l’Institut Mérieux di Lione per acquisire il 10% del gruppo francese attraverso un aumento di capitale riservato da 833 milioni. A operazione conclusa Elkann siederà nel consiglio di amministrazione. Un’operazione societaria con alto valore simbolico perché segna un’alleanza non solo tra due soggetti economici, ma anche fra due famiglie imprenditoriali con tradizione centenaria. L’Institut Biologique Mérieux fu fondato nel 1897 (due anni prima della Fiat) dal capostipite della dinastia: Marcel Mérieux, allievo di Louis Pasteur, considerato il fondatore della microbiologia moderna. Per decenni il gruppo è stato tra i leader mondiali della vaccinazione per esseri umani e animali, divisione che, a partire dalla metà degli anni Novanta, è stata progressivamente ceduta e oggi fa capo alla multinazionale Sanofi. L’Institut attualmente conta 22mila dipendenti in 45 Paesi del mondo per un fatturato che, nel 2021, ha toccato i 4 miliardi e con un gioiello aziendale: la BioMérieux, azienda quotata in borsa e leader mondiale nella diagnostica clinica per malattie infettive. «Ammiriamo da tempo la cultura imprenditoriale di successo dell’Institut Mérieux e della famiglia Mérieux unita alla loro passione per risolvere le sfide mediche più critiche», ha sottolineato John Elkann alla firma della partnership. E nella missiva agli azionisti, l’ad ha sottolineato: «Non vediamo l’ora sia di sostenere lo sviluppo delle loro cinque società sia di beneficiare della loro profonda conoscenza ed esperienza nella nostra ricerca di future opportunità sanitarie».

Ma le manovre nel settore della salute da parte di Exor non sono finite. Sì, perché attraverso il fondo di venture capital Exor Ventures, la holding sta investendo in startup ad alto potenziale di crescita. Una in particolare sta sperimentando i vaccini con la tecnica mRna (già utilizzata nel vaccino anti Covid) nelle terapie contro malattie rare e tumori, la seconda sta sviluppando sistemi robotici per la produzione di massa di terapie specifiche per il paziente. «Riteniamo che le aziende emergenti all’intersezione tra biologia e tecnologia creeranno un valore significativo affrontando le principali inefficienze nel settore sanitario attraverso una maggiore personalizzazione, una migliore produzione e un maggiore decentramento dell’assistenza sanitaria», ha osservato Elkann rivolgendosi sempre ai suoi azionisti rimarcando come «l’assistenza sanitaria» sia «sempre più una priorità» per Exor. Di certo le ambizioni non mancano, nemmeno i capitali.

 

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