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Aumenta il costo del denaro, l'inflazione si sente anche in banca

Gianluca Zapponini
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L’inflazione non morde solo al supermercato o alla pompa di benzina. Anche in banca sono dolori. La sterzata della Bce verso una politica monetaria decisamente più restrittiva si sta facendo sentire sui risparmi degli italiani allocati negli istituti e anche sui prestiti concessi a famiglie e imprese per acquistare una casa. Premessa, a settembre 2022 i finanziamenti a imprese e famiglie sono aumentati del 4,2% rispetto a un anno fa. Ad agosto 2022, per i prestiti alle imprese si è registrato nel dettaglio un aumento del 4,8% su base annua con un incremento del 4,1% per i prestiti alle famiglie. Ma, spiega l’Abi nel suo bollettino mensile, è sui tassi che sono dolori. Non ancora lancinanti, per carità, ma qualcosa più di un pizzicotto, sì. Lo scorso mese, nonostante l’aumento tra giugno e settembre di 125 punti base dei tassi, il costo del denaro legato sulle operazioni di finanziamento si è mantenuto su livelli tutto sommato bassi, ma pur sempre in risalita: il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato infatti pari al 2,49% (2,32% nel mese precedente) mentre il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è l'1,86% (1,45% il mese precedente.

 

 

 

Ancora, il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è al 2,17%, contro il 2,07% del mese precedente. Insomma, piano piano il costo dei finanziamenti sale. Così come quello della raccolta di denaro. Che, sempre a settembre 2022, risulta in crescita del +1,3% su base annua. I depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, nello stesso mese, di 38 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +2,1% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è scesa, negli ultimi 12 mesi, di circa 11 miliardi di euro in valore assoluto, pari a -5,1%. Di riflesso, il tasso di interesse medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie) è allo 0,50%, (0,46% nel mese precedente). Chissà se alla luce di tutto questo, non c’è da stupirsi di un dato, comunicato sempre dalla stessa Associazione bancaria. Lo scorso mese sono risultate in diminuzione le richieste di mutui a tasso fisso. Sul totale delle nuove erogazioni, il 40,7% era di questa tipologia contro il 53,9% del mese precedente. Come a dire, se il denaro costa di più allora meglio pensarci due volte prima di farselo prestare.
 

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