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Elezioni, Giorgia Meloni non spaventa la finanza: mercati senza scosse

Filippo Caleri
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Niente panico sui mercati perla vittoria del centrodestra guidata da Fratelli d'Italia. I mercati hanno fatto spallucce e gli analisti hanno spiegato che «non c'è un caso Italia». Gli investitori hanno al contrario apprezzato più il fatto che dalle urne sia uscita una maggioranza chiara. Dunque lo spauracchio dello spread e della fuga dei capitali, brandito dalla sinistra a corto di argomenti concreti, non ha sortito alcun effetto. Milano (con Londra) proprio ieri è stata l'unica piazza finanziaria a chiudere con il segno più (Ftse Mib +0,67%) mentre il resto d'Europa è rimasto in negativo preoccupata da una possibile recessione causata dalla crisi energetica e dalla politica aggressiva della Bce, confermata dalla presidente Christine Lagarde. E sono state proprio le parole del capo di Eurotower ad aver provocato tensioni nel mercato dei titoli di Stato e ad aver spinto all'insù lo spread tra Btp e Bund che ha chiuso in rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell'apertura. Tradotto: sul mercato secondario significa che il tasso del decennale si è attestato al 4,516% rispetto al 4,41% dell'apertura dopo aver toccato il livello più alto da settembre 2013. Movimenti più legati alla situazione internazionale, ai timori di recessione e alle parole del capo della Banca centrale europea, che ha mandato un alert ai mercati con la possibilità di nuovi rialzi dei tassi di interesse.

 

 

Nulla rispetto alla tempesta finanziaria che si scatenò a maggio 2018 alla vigilia della nascita del governo gialloverde. Ieri dunque i mercati hanno scontato senza timori la vittoria di Fratelli d'Italia. Ci potrebbe essere un incremento della volatilità nel breve periodo, hanno spiegato gli analisti, più legato alla composizione del governo su cui comunque la leader Giorgia Meloni ha sempre rassicurato quanto a competenze e capacità. I mercati terranno d'occhio il programma politico, in particolare i rapporti con l'Europa, le riforme chieste dal Pnrr e la politica fiscale per il 2023 e gli anni a venire. Ma a preoccupare di più ora è l'arrivo della recessione, segnalato dal calo della fiducia delle imprese in Germania, che in settembre hanno visto l'indice Ifo a 84 punti rispetto agli 88 di agosto, una flessione superiore alle attese. E su questa scia si inserisce il petrolio che ha faticato a tenere quota 77 dollari al barile e il gas è sceso del -6% a 173 euro al Megawattora. Buona notizia per i consumatori ma pessimo segnale per il clima economico.

 

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