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Con la guerra in Ucraina prezzi impazziti: l'Italia paga più di tutti la crisi

Leonardo Ventura
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Segnali negativi sui prezzi arrivano da più Paesi. Se l’inflazione fa piangere gli italiani, piegati da un aumento dei prezzi mai registrato dal 1986 a oggi, il resto del mondo non ride. I prezzi al consumo nella zona Ocse, secondo la statistica mensile pubblicata oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, sono aumentati del 9,2% su base annua ad aprile 2022, rispetto all’8,8% di marzo 2022, ben oltre il 6,9 registrato a maggio dal nostro Paese. Pesano gli aumenti di generi alimentari ed energia dovuti all’andamento della guerra in Ucraina, perché escluse queste due voci l’inflazione su base annua aumenta al 6,3% ad aprile 2022, rispetto al 5,9% di marzo 2022. L’inflazione dei prezzi alimentari nell’Ocse ha continuato a crescere fortemente, raggiungendo l’11,5% ad aprile 2022 rispetto al 10,0% di marzo. I prezzi dei servizi hanno subito un’accelerazione nella maggior parte dei paesi, aumentando in media del 4,4% su base annua ad aprile 2022 in 33 paesi dell’OCSE, rispetto al 3,9% di marzo.

 

 

Questi aumenti dei prezzi di generi alimentari e servizi sono stati in parte compensati da una temporanea decelerazione dei prezzi dell’energia al 32,5% su base annua nell’aprile 2022, circa 1,2 punti percentuali in meno rispetto a marzo, a causa degli interventi calmierativi dei governi e delle istituzioni europee. L’andamento dei prezzi varia alquanto da paese a paese. Nove paesi dell’Ocse hanno registrato tassi di inflazione a due cifre, con i tassi più alti registrati in Turchia ed Estonia. L’inflazione è invece diminuita in cinque paesi dell’Ocse, tra cui proprio Italia, Spagna e Stati Uniti.

 

 

Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi - precisa Coldiretti - colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne, dove più di un’azienda agricola su 10 (11 per cento) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e circa un terzo del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. «Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni», afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. «Nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro», aggiunge.

 

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