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Guerra e crisi economica, l'ombra della recessione Italia, Francia e Germania. E Scholz avverte: "L'embargo al gas non serve"

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«Diverse grandi economie, come la Francia, la Germania, l’Italia e il Regno Unito, dovrebbero espandersi a malapena o addirittura contrarsi per due trimestri consecutivi quest’anno». Lo ha dichiarato in una nota Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, concetto che ha ribadito durante la conferenza stampa di presentazione del "Regional economic outlook" per l’Europa parlando di una possibilità di «recessione tecnica». «Prima della guerra, mentre le economie europee avanzate ed emergenti avevano recuperato gran parte delle perdite del Pil del 2020, il consumo privato e gli investimenti rimanevano ancora molto al di sotto delle tendenze pre-pandemia», spiega il rapporto, aggiungendo che «la guerra ha portato a grandi aumenti dei prezzi delle materie prime e ha aggravato le interruzioni dell’offerta, che alimenteranno ulteriormente l’inflazione e taglieranno i redditi delle famiglie e i profitti delle imprese».

Tra gli effetti possibili, se la guerra dovesse avere una durata prolungata «aumenterebbe il numero di rifugiati in fuga verso l’Europa», che inoltre «aggraverebbe le strozzature della catena di approvvigionamento, aggiungerebbe pressioni all’inflazione e aggraverebbe le perdite di produzione», spiega il rapporto. E se da una parte i rincari energetici e alimentari avranno effetti diffusi, l’aumento dei prezzi del gas naturale in Europa inciderà in modo sproporzionato nei paesi con una maggiore dipendenza dalla Russia: Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia e Repubblica Slovacca. «L’improvviso arresto dei flussi di energia dalla Russia» è il rischio più preoccupante, «che porterebbe a significative perdite di produzione, in particolare per molte economie dell’Europa centrale e orientale». Per la Bundesbank, bloccare immediatamente le forniture di gas russo potrebbe costare alla Germania 180 miliardi di euro nel 2022, intaccando il Pil del 5% e portando ad un brusco un balzo dei prezzi energetici e alla recessione più profonda degli ultimi decenni.

Kammer ha inoltre osservato come alcune economie si stiano attivando - compresa l’Italia - per una ricerca di fonti di approvvigionamento alternative alla Russia, ricorrendo anche a iniziative di riduzione dei consumi energetici. Il Fondo rileva che poiché si tratta di uno shock dell’offerta, in termini economici, la guerra va ad aggravare le sfide politiche che la pandemia aveva creato. «Un compito dei politici è quello di facilitare un aggiustamento graduale a questi shock innescati dalla guerra, compresi i prezzi più alti delle materie prime e le nuove fonti di energia», osserva il rapporto Fmi, secondo cui «la politica fiscale è più adatta della politica monetaria per affrontare i nuovi shock».

 

 

«Non vedo assolutamente come un embargo sul gas russo possa mettere fine alla guerra». Queste le parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un’odierna intervista al giornale tedesco Der Spiegel. «Si tratta di evitare una drammatica crisi economica e la perdita di milioni di posti di lavoro e di fabbriche che non riaprirebbero più le loro porte», ha detto Scholz. «Se Putin fosse stato aperto a parlare di questioni economiche, non avrebbe mai iniziato questa folle guerra». «La Nato deve evitare un confronto militare diretto con la Russia, che potrebbe portare alla terza guerra mondiale», ha proseguito il cancelliere tedesco rispondendo a una domanda sul mancato invio della Germania di armi pesanti a Kiev, questione che sta sollevando molte critiche verso il cancelliere, sia in patria che all’estero. Scholz ha infatti affermato che non esistono delle regole per cui la Germania possa essere considerata parte della guerra in Ucraina e che per questo considera non opportuno inviare carri armati nel Paese. «Evitare un’escalation nei confronti della Nato è una priorità per me. Le conseguenze di un errore potrebbero essere drammatiche», ha detto Scholz.

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