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I nonni in trincea contro il Covid. Sei su dieci hanno preso il bonus baby sitter

Filippo Caleri
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Nonni superstar della prima fase Covid. Nonostante le preoccupazioni del contagio, che inizialmente colpiva gli over 80, sono rimasti comunque in prima linea quando i bimbi sono stati costretti  a restare a casa per il lockdown e i genitori hanno dovuto continuare a lavorare. La sorpresa del valore non solo affettivo dei più anziani nei nuclei italiani arriva da uno studio dell’Inps a un anno dallo stop delle lezioni in classe decisa lo scorso marzo.

 

 

Secondo il dossier, infatti, il bonus «baby sitter» introdotto dal Governo Conte è stato pagato nella maggiore parte dei casi a persone sopra i 60 anni di età e dunque ai nonni o comunque ai parenti più anziani. Quanto ai numeri, finora sono stati pagati, in tutto o in parte, poco più di 550 mila bonus baby-sitter e - ha rilevato l’Inps - il 61% dei percettori ha almeno 60 anni, «il che significa che presumibilmente si tratta di nonni». «I 556.348 baby-sitter - ha anche precisato l’Istituto di previdenza sociale - hanno prestato la propria attività tra marzo e agosto, in media all’interno di un arco temporale di due mesi, con un picco nel mese di giugno (circa 300mila prestatori) e un minimo ad agosto (circa 85 mila).

 

 

Un altro aspetto dunque della cosiddetta silver economy, la parte di Pil prodotta dai più vecchi che spesso sono più ricchi dei loro figli. Gli over 60, oltre a essere in buona salute, oltre a produrre reddito e ricchezza sono ormai un sostegno importante di welfare per molte famiglie italiane. Insomma oltre all'amico anche chi ha un nonno ha un tesoro. In tutti i sensi.

 

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