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Coronavirus, crolla il mercato dell'auto

In cinquanta giorni di lockdown a causa del coronavirus perse oltre trecentomila immatricolazioni

Tiziano Carmellini
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Un mercato praticamente azzerato che in cinquanta giorni ha perso trecentomila immatricolazioni. È questa la situazione nella quale si ritrova il settore dell'automotive dopo due mesi di lockdown, una chiusura che ha letteralmente paralizzato l'indice delle vendite di automobili. La popolazione chiusa in casa non ha comprato (se non generi di prima necessità) e le difficoltà economiche che affronterà nei prossimi mesi, complici perdita di lavoro, minor introiti e una fase 2 sempre più caotica aggrappata al «fai da te», non aiuteranno di certo. Tantomeno incentiveranno l'acquisto di una nuova automobile, motivo per il quale il settore si ritrova all'interno di sabbie mobili dalle quali potrà uscire, forse, sono con l'aiuto del governo e delle istituzioni. I numeri parlano chiaro e i dati ufficiali fanno ancora più paura: un crollo pazzesco delle immatricolazioni in Italia ad aprile 2020. Il numero «mortale» è: -97,55%. Ossia 4.279 vetture nuove vendute contro le 174.924 dello stesso mese dell'anno precedente. Cali clamorosi che hanno colpito indistintamente tutte le Case automobilistiche: anche se poi alla fine il segmento premium è quello che soffre di meno. Difficile trovare in tutto questo disastro una notizia positiva se non nella graduale riapertura degli stabilimenti (il 21 maggio prossimo riaprirà i battenti lo stabilimento Fca di Melfi) e a breve giro probabilmente anche dei concessionari. E non basterà, motivo per il quale le case automobilistiche chiedono l'intervento del governo, perché per far ripartire le vendite in modo sistemico, cercando di svecchiare il parco circolante, servono incentivi mirati a dare slancio alla domanda.  Gaetano Thorel, ceo della divisione italiana del gruppo Groupe Psa, non ha dubbi su quale sia la strategia giusta per far ripartire il comparto dell'auto. «Dopo 50 giorni di lockdown totale, dove abbiamo pagato come settore un prezzo altissimo, è ovvio che la riapertura rappresenti una buona notizia di per sé. Per il mercato dell'auto si parte sempre dal concetto di parco circolante, che in Italia è il più vecchio d'Europa: abbiamo circa 38 milioni di macchine che circolano, di cui13 milioni" maggiorenni", ovvero con più di 18 anni. Una vettura 'maggiorennè non è proprio una cosa di cui essere orgogliosi a livello di sicurezza del prodotto e di emissioni. Una vettura Euro 1 inquina come 16 vetture Euro 6. Partendo dal parco, è già in vigore uno schema di incentivi - un ecobonus - però mirato alla transizione elettrica, un obiettivo che va comunque mantenuto. Quello che abbiamo chiesto al Governo in questa occasione è innanzitutto di portare gli incentivi fino a 95 g/km, il limite massimo della Legge di Bruxelles». Ma non solo incentivi «ecologici», serve anche un lavoro sulla tassazione. «Abbiamo proposto - continua Thorel - come Unrae e Federauto di allineare la fiscalizzazione ai Paesi moderni. Chiediamo di portare il valore di detraibilità da 18 mila a 50 mila euro, lo stesso valore che peraltro esiste oggi per l'ecobonus. Abbiamo inoltre chiesto di rendere l'Iva detraibile al 100%. Ma bisogna fare presto, perché il comparto delle auto è strategico per l'Italia: se si guarda alla sola filiera delle vendite parliamo di 80 miliardi di euro di erario allo Stato, se si aggiunge la produzione parliamo di un settore che genera il 20% del Pil nazionale. Per questo prima si fa e meglio è. Più aspettiamo e più la situazione si incancrenisce e diventa difficile.

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