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L'Italia salvata dai nonni

Il Censis rivela: sono stati gli anziani a tirare i consumi più di tutti gli altri, con effetti sul Pil. Hanno pensioni bassine, ma vogliono godersi la vita. Spendono per viaggi, cultura e balli

Filippo Caleri
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Beppe Grillo vorrebbe togliere loro il diritto di voto, tarpando la rappresentanza politica, ma gli anziani d'Italia rappresentano un autentico patrimonio. E non solo perché, ancora in forze, sono una stampella di welfare per i loro figli. Ma anche perché grazie al sistema pensionistico che li ha retribuiti generosamente, sono ricchi e spendono. Molto di più di quello che fanno i loro discendenti. Così la «silver economy» e cioè il contributo che gli anziani danno alla creazione del prodotto interno lordo sta diventando sempre più importante anche nel nostro Paese. A segnalare il fenomeno è stato il primo Rapporto Censis-Tendercapital sui buoni investimenti «La Silver economy e le sue conseguenze», presentato ieri al Senato. SEMPRE PiU' RICCHI La certezza del reddito, che spesso è legato ad assegni pensionistici cospicui, consente agli over 65 di aumentare il proprio patrimonio continuamente. La quota di ricchezza degli anziani sul totale di quella posseduta complessivamente dalle famiglie italiane è passata in 20 anni dal 20,2% a quasi il 40% del totale. Gli anziani hanno una ricchezza media più alta del 13,5% di quella media degli italiani. Quella dei millennial è inferiore del 54,6%. In venticinque anni la ricchezza degli anziani è aumentata in termini reali del +77%, mentre quella dei millennial ha segnato un -34,6%. REDDITI CRESCENTI Se la crisi ha ridotto le opportunità per i giovani e precarizzato i guadagni, gli over 65 si sono trovati in una situazione di relativa tranquillità. Anzi nel gioco della divisione della torta della ricchezza hanno accresciuto la loro posizione. Il dossier spiega che il reddito medio familiare degli anziani in 25 anni ha segnato un +19,6% reale ed è passato dal 19% del totale al 31%, mentre il reddito dei millennial (i giovani nati nella fase finale degli anni '90) ha registrato un -34,3% nello stesso periodo. Inoltre è proprietario dell'abitazione in cui vive il 76,1% degli anziani (era il 64,7% 25 anni fa) e il 44,5% dei giovani (era il 49,7% venticinque anni fa). In definitiva, il 62,7% degli anziani dichiara di avere una situazione economica solida, e cioè le spalle coperte, contro il 36,2% del totale della popolazione. Un effetto - spiega il centro di ricerca - legato al fatto che il 60% delle pensioni erogate è inferiore ai mille euro mensili, ma molti sono nuclei in cui entrano più assegni. L'EFFETTO SUL PIL Ricchezza sicuramente meritata e conquistata, e che consente di andare in controtendenza rispetto alla situazione generale del Paese. I consumi degli italiani soffrono, quelli degli anziani no. Così in 25 anni si è ridotta del 14% in termini reali la spesa dei consumi familiari ma è salita del 23,3% quella di chi ha i capelli bianchi, mentre i millenial hanno registrato un -34,3%. Una situazione che è rimasta immodificata anche nell'ultimo biennio. Se la spesa degli italiani per consumi ha segnato un +3,6%, quella degli anziani si è incrementata del 4,5%, mentre quella dei millennial è scesa (-3%). Denaro che finanzia non solo i tradizionali consumi per la cura della salute, tipica del segmento, ma anche la propensione dei più vecchi per consumi di qualità, culturali e di leisure, che li rende interpretio del modello di consumo della neosobrietà, improntato a una rigorosa selezione dei consumi a vantaggio di quelli che più migliorano la qualità della vita. Così, ad esempio, gli anziani spendono in un anno 2,3 miliardi di euro per musei e mostre (+47% in dieci anni), 2,2 miliardi per il cinema (+58,2), 2 miliardi di euro (+74,2%) per monumenti e siti archeologici, 1,6 miliardi di euro per teatro (+29,1%), 1,6 miliardi (+13,3%) per concerti musicali, quasi 600 milioni per discoteche, e balere (+12,3%), 4,9 miliardi (+38,4%) per viaggi e vacanze... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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