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Finanza nelle banche. Ipotesi aggiotaggio per Monte dei Paschi

Giuseppe Mussari

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È un terremoto quello che è partito ieri da Siena e che rischia di coinvolgere una gran parte del sistema del credito italiano e straniero. La guardia di Finanza è arrivata a Rocca Salimbeni, sede del Monte dei Paschi di Siena, con mandati di perquisizione negli uffici della banca. I finanzieri si sono spinti, sempre muniti di carte bollate, anche nell'abitazione dell'ormai ex presidente Giuseppe Mussari, oggi a capo dell'Associazione bancaria Italiana. Perquisite anche le abitazioni di Antonio Vigni, ex dg del Monte e dell'attuale direttore generale della Fondazione Mps Claudio Pieri. Nel mirino anche la sede della Fondazione, il Palazzo comunale e la sede della Provincia. In tutto sono stati 38 i decreti di perquisizione firmati dalla Procura di Siena nell'ambito dell'inchiesta, 64 le perquisizioni effettuate in 6 città italiane (Siena, Firenze, Roma, Padova, Mantova e Milano) da 147 militari della Guardia di Finanza. Le ipotesi di reato riguardano due fatti tra loro collegati. Il primo è relativo a una serie di condotte poste in essere a partire dal 2007, in occasione dell'acquisizione di Banca Antonveneta dagli spagnoli del Banco Santander, protrattesi sino al 2012. Le ipotesi investigative riguardano i reati di manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di banca Antonveneta e ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi. Nel mirino in particolare un prestito «fresh» acceso per ricapitalizzare la banca e sottoscritto dalla Fondazione, sul quale si sarebbero rilevate delle irregolarità. La seconda ipotesi investigativa su Mps riguarda la manipolazione in Borsa, lo scorso gennaio, del titolo per sostenere il prezzo ed evitare la caduta sotto la soglia fissata per il reintegro delle garanzie alle banche creditrici dell'istituto senese. Lo scambio di informazioni tra la Consob e la Procura riguarda gli accertamenti svolti dall'authority sull'andamento del titolo Mps nelle sedute di inizio gennaio, in particolare in quella del 9 gennaio quando l'azione della banca aveva fatto un tonfo del 14% per poi rimbalzare in modo deciso. Nel verificare se dietro l'andamento anomalo ci fosse un abuso di mercato la Consob avrebbe identificato qualcosa di simile a quanto successo su Premafin. L'ipotesi, ancora da verificare, parte dal presupposto che Fondazione Mps, indebitandosi per sottoscrivere gli aumenti di capitale per l'acquisto di Antonveneta, ha dato in pegno alle banche titoli assistiti da covenant, in base ai quali, in caso di sfondamento al ribasso di soglie di prezzo determinato (30 centesimi), la fondazione avrebbe dovuto reintegrare le garanzie con altri titoli o con asset. Può darsi allora - ed è questa l'ipotesi investigativa - che ci sia stata una manipolazione per tentare di sostenere le quotazioni e riportare il titolo Mps sopra la soglia dove scattava il reintegro delle garanzie. «La Banca assicura come sempre - fanno sapere dal Monte - la massima collaborazione e ribadisce la propria fiducia nella magistratura». Ma intanto l'indagine ha portato le Fiamme Gialle a bussare alla porta di decine di banche in tutta Italia. Oltre al tempio della finanza, Mediobanca, infatti, le Fiamme gialle avrebbero acquisito documenti presso altri grandi gruppi come il Credit Suisse e alcune di quelle appartenenti al consorzio di undici banche creditrici della Fondazione Mps capitanato da JpMorgan. Tra queste Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank e Goldman Sachs. Gli indagati sarebbero quattro.

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