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Trichet ai governi Ue: "Agite o sarà crac"

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Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet

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L'unica cosa sicura della crisi del debito sovrano che sta mettendo a repentaglio la stessa tenuta dell'Europa unita è che il prossimo governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, si troverà il primo novembre in una Eurotower attrezzata come una nave da combattimento. Già, l'italiano designato vincendo le resistenze dei rigidi teutonici e dei francesi, avrà un compito arduo da gestire. Una sorta di Apocalisse finanziaria se i Governi continentali non agiranno in fretta. Dopo che l'Europa ha rimandato il vertice anti-crisi la Banca centrale europea ha, infatti, richiamato tutti all'ordine: «La crisi peggiora, altri ritardi aggraveranno la situazione» ha spiegato Trichet che ha quasi intimato di trovare subito risposte chiare ai due problemi urgenti: la crisi dei debiti e la ricapitalizzazione delle banche. Un risveglio amaro per i mercati che avevano subdorato nei giorni scorsi la presenza di una finestra temporale per far recuperare valore ai portafogli titoli massacrati da ondate di vendite irrazionali nel corso dell'estate. Ieri le Borse hanno ripreso fiato chiudendo sotto la parità in molte capitali europee. Tranne qualche eccezione come il rally sospetto di Unicredit che ha fatto il 25% in quattro giorni le vendite hanno preso il sopravvento. Ora tutto resta appeso alle decisioni politiche. Anche le più strane. Come l'ultimo ok sul fondo salva Stati da parte della Slovacchia. Leggere: il destino dell'intera Unione è nelle mani di un microstato europeo. Mentre oggi intanto il presidente della Commissione Ue Barroso presenta il suo piano sulla ricapitalizzazione delle banche che porterà poi ai capi di Stato. Trichet non ha tenuto certo una linea diplomatica. «Abbiamo i minuti contati, la crisi è diventata sistemica, nelle ultime tre settimane è peggiorata e le istituzioni devono agire senza ulteriori ritardi» ha detto nella sua ultima audizione al Parlamento europeo. Il presidente della Bce ha indicato la via ai leader europei che in queste ore si dividono sia sui passi da muovere per le banche, sia sullo strumento che deve mettere al riparo dal contagio della crisi greca: è il fondo salva-Stati (Efsf) la soluzione a entrambi i problemi. Purché sia aumentata la sua capacità, o potenza di fuoco, ma senza passare per la Bce, che per alcuni sarebbe lo strumento adatto a fare da «leva finanziaria» al fondo, per far lievitare i suoi 440 miliardi di euro attuali. «Non sarebbe appropriato», ha chiuso Trichet. Ma il problema si chiama sempre Berlino: la cancelliera Merkel vuole un intervento statale per le banche e non attraverso il fondo, punto su cui è in disaccordo con Parigi che invece vede nel suo impiego un sollievo per le casse statali che potrebbe tenere al riparo la tripla A francese. Già anche questo è un capitolo molto strano della crisi dei debiti. Il rapporto deficit/Pil di Parigi viaggia abbondantemente sopra il 4,5%. Certo il debito rispetto alla ricchezza è molto più basso rispetto all'analogo indice italiano. Eppure a crollare nei giorni scorsi è stata la Dexia, la banca nella quale il governo francese aveva lo status di azionista, con impegno di risorse pubbliche comunque consistenti. E dalle società di rating non è arrivato nemmeno uno stormir di fronda. Per molto meno l'Italia ha perso la sua A condannando il Tesoro italiano a pagare due punti in più in media il costo dell'indebitamento. Non solo. A ben guardare mentre le banche italiane sono quelle che per prime hanno messo mano al portafoglio e ricapitalizzato ( tranne Unicredit) quelle francesi e le tedesche hanno in pancia una quantità astronomica di titoli ormai considerati spazzatura. Secondo i dati ufficiali di titoli di Atene nelle banche transalpine ce ne sono 55 miliardi di dollari e in quelle tedesche 23 miliardi di dollari. Considerato che le ricapitalizzazioni serviranno a coprire queste perdite potenziali stupisce vedere ancora saldamente le tre A sui debiti di Parigi e Berlino. Ieri intano Fitch ha abbassato il rating sulla Cassa Depositi e Prestiti.Italiana.

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